Andrea Segrè

451 parole: eco-eco

Eco-eco: ecco, oggi tutto è “eco”, doppiamente eco. Un prefisso che colora di verde ciò che precede. Sinonimo di richiesta naturalità, che non a caso si sta propagando proprio come un’éco. Tanto che, analogamente al fenomeno acustico, si riflette da una “cosa” (ostacolo) all’altra. E fa rumore. Qualche esempio: le automobili sono eco-fuel, per le abitazioni c’è l’eco-housing, gli orologi hanno l’eco-drive, e poi si passa dall’eco-cucina all’eco-turismo, dall’eco-informatica all’eco-maratona … anche il lavasecco può, anzi deve essere “eco”. Siamo all’eco-euristica: basta dunque un prefisso colorato, e gridato, per risolvere le questioni ambientali del mondo? È sufficiente una cosmesi semantica di una sempre più richiesta pretesa di naturalità per arrestare il riscaldamento climatico, l’inquinamento atmosferico, il dissesto idrogeologico? No, evidentemente. Eppure, proprio una nuova grammatica dell’“eco”, anzi un eco-grammatica, potrebbe portarci a una vera rivoluzione. Proviamo a vedere come prendendo le due parole che contengono l’“eco” più in voga e anche più in crisi: eco-logia ed eco-nomia.

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