Andrea Segrè

451 parole: mangiare

Mangiare: ingerire alimenti, spiega il Dizionario italiano, ma anche l’atto del mangiare. Un atto quotidiano e routinario inevitabile, necessario, oggetto di piacere e di convivialità, di cura di sé e di rapporto interiore. Sì, perché nel mangiare esprimiamo anche i nostri vissuti – come mangiamo? …di fretta, gustando il cibo, senza pensare a quello che abbiamo davanti – le emozioni, i valori e gli atteggiamenti che ci guidano all’acquisto e alla preparazione degli alimenti che poi, appunto, mangeremo. Se mangiamo, naturalmente. Perché, come sappiamo bene, una parte rilevante della popolazione mondiale, quasi 900 milioni di anime secondo le ultime stime della Fao per il 2013, non mangia abbastanza: è affamata, non ingerisce alimenti sufficienti.
Ma stiamo dalla parte di chi mastica, per il momento. E proviamo a fare una prima distinzione fra mangiare, alimentarsi e nutrirsi. Anche perché spesso gli ultimi due termini vengono usati come sinonimi. Il mangiare, abbiamo detto, è l’azione del mangiare, mentre l’alimentazione consiste nell’assunzione da parte di un organismo degli alimenti indispensabili al suo metabolismoe alle sue funzioni vitali quotidiane. Con l’alimentazione forniamo energia necessaria al funzionamento del nostro corpo, anche se conta molto la quantità e la qualità del cibo che assumiamo. L’alimentazione è distinta dalla nutrizione, un termine di significato più ampio, che sottintende i processi metabolicidi un organismo al fine di utilizzare quei principi nutritivi indispensabili alla vita, allo sviluppo e al mantenimento delle diverse funzioni. Nutrimento quindi, dal latino nutrimentum, ci rimanda alla somministrazione a sé e agli altri di alimenti1.
Una distinzione più letteraria e poetica la troviamo in un testo assai poco diffuso di Gaia Violi2: «aliment/azione racchiude in sé l’azione per togliere la fame: è implicito quindi un nostro movimento finalizzato a prendere il cibo». Tipicamente oggi quell’atto riguarda il fare la spesa, ovunque sia. Il che ci riporta alla spesa alimentare e a come e dove quest’azione si svolge. Con l’alimentazione ci dobbiamo attivare, dobbiamo scegliere se possibile consapevolmente e responsabilmente, è, potrebbe essere, un passo avanti. Nutrimento invece è «un passaggio ulteriore di consapevolezza», ovvero quando ci assicuriamo da dove proviene e quanto è sano il cibo che acquistiamo, chi lo ha prodotto e come. Entra in gioco quindi anche la relazione con il produttore (anche virtuale), perché scegliendo cibi sani e ben prodotti riconosciamo il lavoro che altre persone hanno svolto e ne attribuiamo quindi un valore. Non a caso si parla di nutrimento anche rispetto all’arte, quando leggiamo un buon libro o ascoltiamo una buona musica nutrendo la nostra mente e il nostro spirito e traendone piacere: lo stesso con il cibo, purché sia salutare e semplice, in una parola appunto buono.

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