Michael Massing

Come mai l’uno per cento più ricco è interessato a finanziare le scuole private?

da ''The New York Review of Books''
POLITICA & SOCIETÀ: Negli ultimi anni, grazie soprattutto al movimento Occupy Wall Street, gli uomini più ricchi del mondo, il famoso “uno per cento”, sono finiti sotto i riflettori. Ma come viene affrontato questo tema dal giornalismo? È possibile che l'informazione riesca a raccontare in modo libero e indipendente l'influenza che hanno questi multimiliardari sulla vita pubblica americana o è necessario pensare a un nuovo tipo di giornalismo?

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A dispetto del suo affievolirsi in pochi mesi, Occupy Wall Street è riuscita a cambiare i termini della discussione politica in America. L’ineguaglianza, la concentrazione del benessere, il famoso un per cento, la nuova Età dell’Oro – tutti questi temi sono diventati presenze fisse nel dibattito nazionale e in parte grazie ai manifestanti che si accamparono a Zuccotti Park nel lower Manhattan. Anche i candidati repubblicani alle presidenziali si sono sentiti spinti ad affrontare queste questioni. Le testate giornalistiche, nel frattempo, hanno prodotto rapporti regolari sulla fortuna dei super-ricchi, sulle difficoltà della classe media e sulle tribolazioni di coloro che sono rimasti indietro.

Manifestanti di Occupy Wall Street a Zuccotti Park nel settembre 2011

Ma anche nel turbine della copertura mediatica sulla crescita della disparità tra i redditi, gli americani più ricchi sono riusciti in gran parte a nascondersi allo sguardo. Dovunque, i miliardari si stanno dando da fare per dar forma alle politiche, influenzano l’opinione pubblica, promuovono le cause che gli fanno comodo, ridanno lustro alla loro immagine e si sottraggono con abilità agli esami scrupolosi. I giornalisti gli hanno in gran parte permesso di farla franca.

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