Benjamin M. Friedman

E se la Cina implodesse?

da ''The New York Review of Books''

MICHAEL SPENCE, La convergenza inevitabile. Una via globale per uscire dalla crisi, LaTerza, 372 pp., € 24,00

 

ECONOMIA- Nell’ultimo decennio, paesi come Cina e India, sono stati protagonisti di un boom economico rapidissimo. Ma cosa accade, se alla crescita e alle riforme economiche, non si accompagnano anche riforme politiche e democratiche come nel caso della Cina? Partendo da libro del Premio Nobel Michael Spence, Benjamin Friedman cerca di rispondere a questi interrogativi.

Gli occidentali percepiscono la Cinacome una potenziale minaccia economica ormai da molto tempo. La loro principale protezione, pensavano, era la distanza. Nel 1750 David Hume scriveva che «un cinese lavora per tre penny e mezzo al giorno ed è molto laborioso. Se fosse vicino a noi come la Franciao la Spagna, ogni cosa che useremmo sarebbe cinese». Ma naturalmente la Cinanon era così vicina: «la distanza della Cina è un impedimento fisico – spiegava Hume – che riduce a poche merci il nostro commercio; e… che aumenta il prezzo di quei beni a causa del lungo viaggio, dei dazi e dei monopoli»1.

La Cinasembra oggi molto più vicina. Come l’India. Le nuove tecnologie rimuovono progressivamente le barriere al commercio internazionale, tagliando i costi dei trasporti dei beni materiali sulle lunghe distanze e permettendo una gamma sempre più ampia di servizi a distanza: non solo la scrittura dei codici di programmazione e la allocazione e l’impiego di personale nei call center e nelle operazioni bancarie, ma anche attività “qualificate”, come il disegno artistico, la ricerca legale, il lavoro redazionale.

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