Steve Coll

I meandri dell’intelligence americana

da ''The New York Review of Books''
Dana Priest e William M. Arkin, Top Secret America: The Rise of the New American Security State, Little, Brown, pp.296, $27.99
Paul R. Pillar, Intelligence and US Foreign Policy: Iraq, 9/11, and Misguided Reform, Columbia University Press, pp.413, $29.50
Eric Schmitt and Thom Shanker, Counterstrike: The Untold Story of America’s Secret Campaign Against Al Qaeda, Times Books, pp.324, $27.00
Politica: cambiamenti ed evoluzioni nell’Intelligence statunitense da Pearl Harbor, alla guerra fredda, all’11 settembre fino all’attuale amministrazione Obama.

Qual è l’utilità dell’apparato d’intelligence americano? È una domanda difficile da porre seriamente a Washington, perché rischia di irritare non poco i professionisti dei servizi di sicurezza e i loro sponsor politici. E tutto ciò in una fase storica in cui le agenzie di spionaggio rimangono sotto pressione per combattere, fra gli altri, i tenaci benché ridimensionati gruppi terroristici internazionali e per sventare il programma nucleare iraniano. Tutta via urge un riesame serio e trasparente dei punti di forza e dei limiti del sistema di intelligence.

La decade passata è stata testimone di uno dei più madornali usi scorretti dell’intelligence nella storia americana: la distorsione dell’amministrazione Bush delle informazioni sui legami tra Saddam Hussein e il terrorismo e tra l’ex dittatore e le armi non convenzionali, per giustificare l’invasione dell’Iraq.

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