Garry Wills

Il Papa è un cristiano!

da ''The New York Review of Books''
ATTUALITÀ: Alcuni fra i cattolici più conservatori sostengono che il Papa non sia un vero cristiano e lo definiscono un radicale  perché condanna l’accaparramento di una grande ricchezza da parte di pochi a scapito dei molti poveri. Il problema, dice Gary Wills, è che non sono abituati ad una Papa che sia anche un cristiano.

In una recente discussione che ho avuto su Papa Francesco, un signore mi ha chiesto: “Perché il Papa piace di più ai non-cattolici che ai cattolici?”. Aveva certamente torto. Un sondaggio Pew fatto due mesi fa ha scoperto che al 90 per cento dei cattolici piace ciò che il Papa sta facendo – e il numero è ancora più alto (95 per cento) tra i più osservanti, i cattolici praticanti. La percentuale dei non cattolici che vede il Papa favorevolmente non va oltre il 70.

Tuttavia la domanda era ammissibile. Sia ha la sensazione di una grande resistenza al Papa nella sua stessa Chiesa. Ciò è in larga parte una sciocchezza. I punti di vista più estremi hanno più copertura mediatica di quelli più misurati, e alcuni blogger cattolici hanno sostenuto che il Papa non sia un vero cattolico. Hanno comunque ragione ad essere nel panico. Non sono in effetti abituati ad un Papa che sia anche un cristiano. Definiscono Francesco un radicale perché condanna l’accaparramento di una grande ricchezza da parte di pochi a scapito dei molti poveri. Ma Francesco in realtà si trattiene. Gesù era il vero radicale: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio! … È  più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Marco 10:23, 26). Nel vangelo di Luca (16:19-31), quando l’uomo ricco (Dives) chiama per essere salvato dall’inferno, Abramo, tenendo l’uomo povero (Lazzaro) nel suo grembo, risponde: «Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti».

Certi cattolici conservatori avrebbero certamente sostenuto Dives e lo avrebbero ammirato come rappresentate di quell’1 percento dei ricchi che trasudano ricchezza sul resto di noi. Questi sono anche discendenti di quei farisei che provarono a tenere lontano la gente da Gesù sostenendo: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro» (Luca 15:1-2). I moderni farisei cercano di negare l’eucarestia ai politici che non condividono la loro dottrina. La risposta di Papa Francesco a questo controllo per la concessione della comunione si trova nella sua dichiarazione fino ad ora più importante, La Gioia del Vangelo (No. 47)[1]

L’eucarestia, sebbene sia il compimento della vita sacramentale, non è un premio per il perfetto, ma una potente medicina e nutrimento per il debole.

Con quale di queste posizioni Gesù sarebbe stato d’accordo? Troviamo la risposta nel Vangelo di Marco (1:17), in cui Gesù dice:

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori.

Papa Francesco descrive la Chiesa come un ministero per le persone ferite:

Vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo la battaglia. Non ha senso chiedere a una persona gravemente ferita se ha il colesterolo alto o quali siano i suoi livelli di zucchero nel sangue. Devi guarire le ferite. Poi possiamo parlare di tutto il resto. Guarire le ferite.

L'arcivescovo Salvatore Cordileone

L’arcivescovo Salvatore Cordileone

Anche certi cattolici “tradizionalisti” vedono la Chiesa come un campo di battaglia; ma scendono in campo dopo la battaglia per finire i feriti. Essi sono ben rappresentati da esponenti della gerarchia come il cardinale Raymond Burke, il quale dice che i cattolici che si risposano fuori dalla chiesa sono come assassini, perché vivono con aria di sfida nel pubblico peccato. O l’arcivescovo Salvatore Cordileone, che pubblicò una guida per gli insegnanti cattolici nelle scuole di San Francisco, chiedendo loro di opporsi – in classe e nelle loro vite private – all’aborto, alla contraccezione, all’inseminazione artificiale, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, all’adulterio, alla fornicazione, alla masturbazione e alla pornografia. Fece anche montare una serie di fontane sulle sporgenze della cattedrale di Saint Mary per annaffiare i senzatetto che provavano a dormire lì sotto. Ogni ora o ogni mezz’ora e per 75 secondi, i rubinetti avrebbero bagnato i senzatetto rifugiatisi lì sciacquandoli via come rifiuti umani.

Ciò è in contrasto con la reazione di Papa Francesco quando scoprì che i senzatetto dormivano all’ingresso di piazza del Vaticano. Egli mandò per loro delle brandine, fece installare delle docce perché le usassero la mattina e inviò quattrocento sacchi a pelo da distribuire ai senzatetto in giro per Roma. La differenza tra lo sciacquare via la gente e il dare loro conforto richiama una delle parabole preferite dal Papa. Quella del Buon Samaritano (Luca 10:25-37). Un uomo ferito quasi a morte giace per strada. Un sacerdote del Tempio e un membro della tribù sacerdotale (Leviti) gli passano oltre quanto basta per non rimanere contaminati dal cadavere. Ma un samaritano (che gli ebrei pensavano fosse un reietto) salvò l’uomo e pagò perché fosse curato. Il Papa ama anche la storia del figliol prodigo, che sperperò il suo patrimonio ma venne accolto di nuovo dal padre, benché il fratello maggiore del dissipatore non approvasse questo trattamento verso un peccatore.

Roma, senza tetto davanti Piazza San Pietro

Roma, senza tetto davanti Piazza San Pietro

È probabilmente sbagliato pensare a una “destra cattolica” e a una “sinistra cattolica”. Sarebbe forse  più appropriato pensare ai primi come i difensori del ricco, o dei farisei che non vogliono che la gente mangi con Gesù, o degli innaffiatori dei barboni, o della tribù sacerdotale dei leviti, o del fratello più vecchio del dissipatore, e pensare invece che i loro opposti sono coloro che amano Lazzaro, o i peccatori che mangiano con Gesù, o i barboni dei sacchi a pelo, o il Samaritano reietto, o il padre del dissipatore. Queste sono le due forme di cristianità oggi sul piatto. Lasciamo che i cattolici scelgano liberamente.

[1]  «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire un mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».

 

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