Benjamin M. Friedman

Il paradiso dei nuovi capitalisti

da ''The New York Review of Books''
ECONOMIA: Per decenni le famiglie medie americane hanno visto crescere costantemente i loro redditi e livelli di vita. Ma negli ultimi anni l'economia è bloccata nella stagnazione e gli americani vedono i loro redditi diminuire sempre di più. L'economista Benjamin M. Friedman ci spiega quali sono le azioni che si potrebbero intraprendere per uscire da questa situazione.

Gli americani che per primi poterono apprezzare ‘The New York Review of Books’ nel 1963 erano per la maggior parte molto benestanti. L’economia statunitense quell’anno ebbe una crescita vicina al 4,5 per cento, che faceva seguito a una crescita del 6 per cento l’anno e che precedeva una crescita media di più del 6 per cento nei tre anni successivi. Nell’autunno, quando uscì regolarmente per la prima volta la nuova rivista, il tasso di disoccupazione era solo del 5,5 per cento, avviato al 4,5 per cento della metà del 1965 e a quasi al 3,5 per cento della fine del 1966. Non c’era neppure alta l’inflazione: i prezzi al consumo crebbero solo dell’1,3 per cento nel 1963, la stessa percentuale che prevalse in media in tutta la prima metà degli anni ’60.

Oltretutto, i redditi della maggior parte degli americani correvano più veloci dell’inflazione, come avevano continuato a fare per un decennio e mezzo prima del 1963 e avrebbero continuato a fare per un altro decennio dopo quell’anno. Nel 1948 la famiglia a metà della scala del reddito aveva guadagnato 26.500 dollari di oggi. Nel 1963 il reddito della famiglia media crebbe fino a 41.000 dollari. Nel 1973 sarebbe stato di 55.700 dollari.

Una scena del film di Fred Wilcox Il pianeta proibito del 1956

Una scena del film di Fred Wilcox Il pianeta proibito del 1956

Eppure persino allora alcune persone apprensive espressero preoccupazione sul futuro economico a lungo termine e su quello che avrebbe significato per la società. Scrivendo proprio in quel periodo James Meade, un economista inglese che più tardi vinse il Premio Nobel, si concentrò in particolare sulla minaccia rappresentata dall'”automazione”1. Rimpiazzare il lavoro umano con robot era stata un’aspirazione – e anche motivo di paura – da secoli. Ma l’idea aveva guadagnato una nuova attualità con il lavoro del matematico americano Norbert Wiener, in particolare dopo la pubblicazione del suo Introduzione alla cibernetica nel 1948. Dalla metà degli anni ’50 la prospettiva di macchine che sostituivano lo sforzo umano aveva catturato anche l’attenzione della cultura popolare, portando a film come Il pianeta proibito di Fred Wilcox che immaginava le sue meravigliose possibilità ma anche le sue potenziali orribili conseguenze.

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