Freeman Dyson

Il sogno di Socrate

da ''The New York Review of Books''

David Deutsch, The Beginning of Infinity: Explanations that Transform the World, New York, Viking, pp. 487, $ 30.00

SCIENZA E FILOSOFIA. Il destino non è inevitabile, ma qualcosa che possiamo “controllare”, cioè un work in progress che va definendosi grazie alle azioni dell’uomo, e anche ai suoi errori. Almeno questo è quello che la scienza può portare a credere: un’alternativa alla religione, per cui esiste un destino di cui siamo parte ma non siamo responsabili.

Da quando l’uomo ha iniziato a porsi delle domande sul proprio destino, ci sono sempre stati profeti della speranza e profeti apocalittici. Molto tempo fa in Mesopotamia, come è scritto nel libro della Genesi, Abramo si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui, dicendo: «Eccomi, la mia alleanza è con te, e sarai padre di una moltitudine di nazioni […] E ti renderò molto, molto fecondo: ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne».

Abramo fu il primo profeta della speranza nella tradizione occidentale. Egli stabilì il modello della nostra cultura. Era un viaggiatore, che si spostava in una nuova terra per prenderne possesso per i suoi discendenti. Poco tempo dopo, altri profeti di speranza, Gautama Buddha e Lao Tse, diedero inizio ad altre tradizioni in altri luoghi. Nel frattempo, in Occidente, il profeta apocalittico Geremia innalzava la propria voce a Gerusalemme contro Abramo: «Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo, perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese: Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell’aria e delle bestie della terra…”».

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