Christopher Benfey

John Brown. Terrorista o martire?

da ''The New York Review of Books''

The Tribunal: Responses to John Brown and the Harpers Ferry Raid, curato da John Stauffer e Zoe Trodd, Belknap Press/Harvard University Press, 570 pp., $39.95

STORIA: Come può essere giudicata nel 2013 la figura di John Brown, attivista americano che combatté a mano armata per liberare contro lo schiavismo prima della Guerra Civile Americana: un terrorista che lottò contro la legge o un martire per la libertà?

1.

Nel marzo del 1862, mentre viaggiava a bordo di un treno proveniente da Washington, Nathaniel Hawthorne volse lo sguardo in direzione della sponda del Potomac che bagna la Virginia, occupata dalle truppe dell’Unione, e «vide la piccola città di Harpers Ferry, raccolta attorno alla base di una collina tondeggiante della quale risaliva l’erto pendio». Hawthorne, che due anni prima era rientrato da alcuni incarichi diplomatici in Europa – si trovava a Londra all’epoca del raid all’Harpers Ferry compiuto da John Brown a mezzanotte del 16 ottobre 1859 – colse un’inaspettata somiglianza tra la pittoresca cittadina arroccata sulle alture della Virginia e «le città etrusche che ho visto tra gli Appennini».

Hawthorne si soffermò con lo sguardo sulle rovine dell’arsenale federale dove Brown – che sperava di innestare una rivolta di schiavi che si sarebbe propagata in tutto il Sud – si era barricato insieme a diciotto seguaci armati, quasi tutti ventenni, tra cui cinque afro-americani e due dei suoi figli, quando i Marines, agli ordini di Robert E. Lee e J.E.B. Stuart, presero d’assalto l’edificio. Brown rimase ferito ed entrambi i suoi figli persero la vita insieme ad altri otto compagni. Il gruppo di Brown uccise quattro civili e un soldato; il primo ferito fu un portantino nero libero, raggiunto alla schiena da un proiettile sparato da uno degli ambiziosi uomini di Brown mentre prendeva il controllo della città. Brown e quattro dei suoi seguaci furono impiccati a dicembre, altri due nel marzo del 1860.

«Si era lecitamente meritato il martirio, e lo accettò con dignità», notò Hawthorne nel contemplare il teatro di quegli eventi violenti e caotici che alcuni, compreso il suo amico Herman Melville, considerava la principale “avvisaglia” della Guerra civile che sarebbe scoppiata poco più di un anno dopo. Come se stesse studiando l’ambientazione per uno dei suoi racconti gotici, Hawthorne si divertì a immaginare in che modo sarebbe stato possibile alleviare l’atmosfera desolata di Harpers Ferry:

 

Il più splendente dei soli non avrebbe potuto rendere quella vista festosa, né spazzare via la malinconia dalla città in rovina; perché, a parte la naturale povertà, degradato e prodigo dei villaggi della Virginia, possiede una desolazione inesprimibile, dovuta alle devastazioni della guerra e al fatto di essere stata occupata a turno da entrambi gli eserciti. Tuttavia, il contrasto tra le cittadine del Sud e quelle del New England sarebbe meno forte se le prime fossero avvezze all’uso della vernice bianca quanto lo siamo noi. È prodigiosamente efficace quando si desidera fare buon viso a cattivo gioco. 

Questo contenuto è riservato ai soli membri di Annuale Online
Accedi Registrati.
Print Friendly, PDF & Email
Invia una mail per segnalare questo articolo ad un amico