Elaine Blair

Le white girls di Als

da ''The New York Review of Books''
HILTON ALS, White Girls, McSweeney's, pp. 338, $ 24,00
LETTERATURA: La recensione di Elaine Blair del saggio White girls di Hilton Als, critico teatrale del 'New Yorker'. In questo saggio Als analizza la vita e la carriera di persone come Truman Capote, Richard Pryor, Flannery O'Connor e Michael Jackson, intrecciando in maniera brillante le sue analisi sulla letteratura, sull'arte e sulla musica con temi come la razza, il sesso, la storia e la sua stessa vita privata.
Hilton Als

Hilton Als

Hilton Als è un critico teatrale del ‘New Yorker’, ma i due libri che ha scritto non sono semplicemente, o anche primariamente, lavori di critica. Il suo stile caratteristico è un tipo di saggio in cui la biografia, l’autobiografia e la critica letteraria confluiscono una nell’altra come se fosse perfettamente naturale che lo facessero. Le parti del suo nuovo libro riguardano Truman Capote, Louise Brooks, Eminem, Flannery O’Connor, Michael Jackson, e Richard Pryor, tra gli altri, e a guidare la raccolta è un saggio personale di ottantaquattro pagine su un’amicizia romantica che ha dato forma agli ultimi trent’anni della vita e del lavoro stesso di Als.

In tutti i suoi saggi, la vita è esaminata dettagliatamente così come il lavoro, con un occhio ad una questione particolare: Come divengono consapevoli gli artisti delle loro ambizioni e poi procedono nel realizzarle? Come viene realizzato il lavoro?

Non sempre lo fa. Il primo libro di Als, The Women (1993), riguarda tre persone che, provenendo da particolari combinazioni di necessità e ispirazione, hanno canalizzato i loro impulsi artistici soprattutto sulle loro vite piuttosto che sul loro lavoro. Scrive di Dorothy Dean, la donna di colore laureata a Radcliffe e ad Harvard la cui carriera di base è stata nel sociale: fu padrona di casa e «mascotte non ufficiale» di molti membri dell’élite culturale maschile, bianca e gay della New York degli anni ’60 e ’70; e di Owen Dodson, suo mentore e amante, drammaturgo e figura minore del Rinascimento di Harlem, dice che, nel momento in cui Als lo incontrò, «egli preferiva la società letteraria allo scrivere».

Ma il soggetto più notevole di Als in The Women è la madre, che emigrò dalle Barbados a New York a diciassette anni, lavorò come domestica, come parrucchiera, come assistente in un asilo e crebbe «sei bambini di cui si prese cura, quasi sempre amorevolmente benché non fosse convinta che avere bambini fosse la soluzione al problema dell’isolamento». La madre ebbe una relazione lunga trent’anni con un uomo, il padre di Als, che rifiutò di sposare. «Lei è così interessante per me – è come una specie di letteratura vivente. Invidio ancora il suo fascino».

Affascinante è proprio ciò che è lei in questo saggio: il suo esercizio libero e frequente dello scetticismo, il suo rifiuto dell’eufemismo e del bigottismo su materie come matrimonio e bambini, la sua sensibilità riguardo a libri e film, il suo sostegno all’ambizione prematura di Als di essere uno scrittore – tutte queste cose sono parte del suo glamour e parte dello strano e originale glamour sulla pagina del mondo di Als.

Forse Als e i suoi fratelli erano una specie di letteratura vivente anche per la loro madre; Als scrive che uno dei motivi che spingevano la madre ad avere bambini era «la sua curiosità su come le vite vengono vissute». Ma lei non scriveva. Quando la relazione con il padre di Als finì, cadde in depressione e fu spesso costretta a letto da una serie di malattie la cui principale causa fisica era il diabete. «Penso che la lunga e pubblica malattia di mia madre fu la sola cosa che lei abbia mai sentito di avere sperimentato come conseguimento distinto rispetto agli altri».

Als, che realizza da bambino di essere gay, si identifica fortemente con le donne della famiglia (sua madre come le sorelle più grandi), ma quando cresce comincia a distinguersi da loro perseguendo fermamente la sua ambizione: scrive, e con l’aiuto della madre incontra adulti che lo guidano verso un’educazione letteraria. Egli descrive l’invidia della madre e delle sorelle quando comincia a farsi influenzare da persone esterne alla famiglia: «Non riuscivano a vedermi come un ragazzo ma solo come una ragazza teenager – come loro stesse più giovani, in realtà. Se non mi fossi sottomesso alla loro visione di me, sarei divenuto parte del mondo che loro odiavano. Sarei diventato un uomo, saturo di una narrazione a cui non potevano accedere». La mascolinità di Als non fu presumibilmente la ragione principale per cui egli, e non sua madre o le sorelle, divenne uno scrittore pubblicato, ma non fu neppure completamente secondaria. Cosa ha a che fare il sesso, la razza o ogni altra circostanza della nascita con il destino di una persona? È una questione che Als ripercorre spesso.

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