Alessandro Pagani

FICTION: Piccolo racconto onirico

Presumo che tutti nella nostra vita, nelle nostre visioni notturne, abbiamo sognato di volare. Anzi lo so per certo, perchè quando ho volato, ho visto tanti altri in volo che sicuramente avranno visto altri, altri ancora e tanti altri: una moltitudine in altitudine. Mi chiedo se gli altri abbiano mai visto me.

Una mattina di primavera, dopo una notte trascorsa fantasticando con uno dei miei soliti voli, il suono del cellulare mi riportò coi piedi per terra. Tento di mettere il destro per primo sul pavimento (una credenza popolare e antica racconta che appoggiare prima il piede sinistro mette di malumore), ma come sempre me ne dimentico, perchè la credenza vecchia, è solo la destinataria dei miei alluci durante gli attacchi notturni di fame chimica. Mi allungo verso quel suono metallico nella penombra della stanza, ma non riesco a vedere l’apparato tecnologico che continua a ricordarmi gli obblighi quotidiani: “Un attimo stai calmo, aggeggio infernale, adesso arrivo….so d’esser ligio ai miei doveri, ma tu dov’eri ieri sera prima che m’addormentassi?”. Perchè non al solito posto? E perchè non riesco ad afferrarlo? Qualcosa lo nasconde alla mia vista….”Forse sto ancora dormendo….che faccio…mi pizzico una guancia? E quale…la destra o la sinistra? E poi cos’è questo strano rumore simile ad un fruscio ad ogni movimento?”. La situazione si fa bizzarra….così mi alzo dal letto, mi guardo allo specchio e non credo ai miei occhi: ho due ALI al posto delle braccia! “Lo sapevo che non dovevo leggere Kafka….sta succedendo anche a me (metà amorfo si: è metamorfosi!!)”. E così in un batter d’ALI, anch’io ho due ALI.

“No, non è possibile, perchè proprio a me? É forse uno scherzo? Queste ALI non possono essere reALI…….e se invece fosse tutto vero? In fin dei conti è semplicemente quello che ho sempre sognato, adesso nessuno può tarparmele, niente più visioni oniriche, finalmente posso volare nella realtà!”. Il bello è che queste penne non pesano affatto, sembrano due enormi piume ed invece saranno cinque chili l’una, con un’apertura di almeno due metri, tutte bianche e con lievi striature azzurre….”Ehi un momento…..sarò mica morto, e sono un angelo?”. No, non posso essere defunto, il cellulare nell’aldilà non può esistere….”E se mi scoprono e mi studiano da capo ALI e piedi, o mi utilizzano come eroe del cinema? Che so, un superuomo senza effetti speciALI, ma con effetti reALI….insomma….adesso che faccio?”. Come cosa fai….è tutta la vita che sogni di spiccare il volo, e ora che aspetti? Sfrutta questi due regALI! Preso dall’euforia mi vesto in fretta e furia, ma non riesco ad indossare niente che raccolga tutto il piumaggio….”Beh non importa, esco a petto nudo, ho soltanto in mente il mio decollo inaugurale verso il cielo per la prima volta nella storia dell’umanità. E senza neanche vALIgie”.

“Si ma da dove? Calma, riflettiamo un attimo”. All’improvviso, un’idea: la vecchia del piano di sopra. Salgo le scale di corsa e suono il campanello: “Buongiorno signora, oggi si vola!” – “Ma che dice giovanotto, non capisco…perchè è a petto nudo, e cosa sono tutte quelle piume”? – “Sono le ALI!” – “Fausto”? – “Ma no che ha capito signora, mi sono spuntate le ALI!”. La vecchia s’infila un paio d’occhiALI (occhi, ALI per la vista), mi s’avvicina, e tutto ad un tratto cade svenuta per terra. “Signora, ma che le prende…..non ha mai visto un paio d’ALI? Dove tiene i sALI? Si svegli per favore….ed apra la finestra!” L’anziana si riprende e si siede mezza rintontita sulla poltrona, mentre io mi avvicino alla finestra del salotto, la apro e guardo in basso. Saranno una decina di metri. “E se non bastassero? Dopotutto non so niente di aereodinamica e di spinte, di apparati vertebrALI e di traiettorie, di ALIquote e velocità…..forse è troppo rischioso provare da qui: se non riuscissi a prendere il volo cadrei da un’altezza trascurabile, e forse mi salverei. Ma se provassi da punti più alti e non riuscissi a volare, cadrei da altezze letALI….calma, ci devo studiare un pò su. Ma la prossima volta, non avrò nessun ALIbi”.

Allora torno a casa e mi metto alla ricerca: ….”come fanno a volare i volatili” e scopro che ‘il volo è il processo tale per cui un animale o un oggetto si sposta nell’aria attraverso l’uso di una forza diretta verso l’alto detta portanza’….”. Beh io conosco le portate (da giovane ho fatto il cameriere), ma le portanze davvero ignoro cosa siano”….dicesi portanza ‘la forza esercitata verso l’alto, sulle ALI di un aeromobile in moto, dall’aria che le circonda’. “Qui parlano tutti di forza….ma dove troverò la forza d’alzarmi in volo? Va bene, la filosofia a volte aiuta, ma anch’io talvolta sono un tipo terra terra….ed il fatto è che e sto ancora a terra! Però ho deciso, ora o mai più, farò valere….anzi volare il coraggio, proverò la mia ascesa da Fiesole, che non è troppo alto, ma neanche troppo in basso. Intanto per oggi, ho volato fin troppo con la fantasia”.

Il giorno successivo (trascorsa una notte un pò agitata a sognare cALImero, Pegaso e i tre de ‘Il volo’, Pindaro ed Icaro che s’incontrano su una nuvola a bere un caffè e a parlare di svolazzamenti, e poi visioni di ALIcorni e Shuttle verso lo spazio infinito, e via di seguito tutti gli episodi di Spazio 1999 e Guerre Stellari, con “Volare” di Modugno sempre in sottofondo), decido di voltarmi un po’ esitante per osservare attentamente le braccia: piume, solo piume e sempre più piume. Più me. Adesso ho l’ufficiALItà, se le ALI sono ancora lì dove l’avevo lasciate, qualcuno vuole che io voli…”Si ma chi? E soprattutto….perché? Qualcuno ha le ALI ai piedi, ma io finora non avevo mai visto qualcuno con le ALI sulle ALI….Per saperlo devo andare fino in fondo, anzi fino in alto, e coglieró l’occasione al volo: oggi è il mio primo giorno in aria”.

Riesco ad infilarmi qualcosa che contenga le ALI e mi avvio a piedi verso la collina. Sono fremente ma allo stesso tempo un pò incerto: questo potrebbe essere l’ultimo giorno della mia vita, o l’inizio di una nuova. E’ una mattina tersa, il cielo è una coperta azzurra senza una nube, tira un leggero soffio di vento, e c’è pure lo sciopero degli aerei: l’ideale per una trasvolata. Appena arrivato in cima al poggio, mi assicuro che intorno a me non ci sia anima viva, se non uno stormo d’uccelli che cinguetta felice il suo richiamo: “Tra un pò vi raggiungo, e potrò vedere quello che voi vedete”. Allora mi metto a petto nudo, e mi avvicino al bordo d’un terrapieno: sotto di me lo strapiombo. Mi armo di coraggio, e penso che dovrò prendere una buona rincorsa. Mi allontano una trentina di metri, affianco le ALI, ed inizio a correre a tutta velocità verso il vuoto. Mi lancio verso il precipizio trattenendo il respiro, e cado verso il basso almeno una cinquantina di metri. “Dai muoviti, che aspetti….non essere passivo……reagisci!”. Una voce proveniente chissà da dove mi fa improvvisamente riaprire gli occhi, allora spalanco le ALI con tutta la forza ed inizio a sbatterle velocemente. E piano piano inizio a risALIre, sempre più su, ancora più in alto, verso il cielo. “Non riesco a credere ai miei occhi, è incredibile…..io sto volando! E stavolta, non saranno voli virtuALI”.

Le sensazioni che provo sono indescrivibili: non è come quando da piccolo mi lanciavano in aria, non è come l’ottovolante al luna park, non è come quando immaginavo di essere uno di quegli acquiloni che si alzavano sempre più in alto, non è come quando sALIi sul primo aereo, non è come nei sogni…..è molto più bello. Nel frattempo l’aria mi accarezza il viso, ed un silenzio irreale inizia a circondarmi; riesco a sentire soltanto il frullo delle ALI ed il rumore del volo di quegli uccelli che mi guardano adesso stupiti….Firenze dall’alto è una cartolina che cambia continuamente, vedo l’Arno, Ponte Vecchio, il Duomo avvicinarsi sempre più, mentre inizio lentamente a scorgere centinaia di teste di persone a me sconosciute…”Chissà se mi vedranno e cosa penseranno….e se mi vedesse un Vigile Urbano? Quanti verbALI mi farebbe?”. Sono un ALIeno con la figura di un pennuto, sono un acquilone a forma di persona, sono un drone con le sembianze di un uomo, sono l’Icaro dei tempi moderni. Riesco con facilità a virare, provo il volo rovesciato, cado giù in picchiata e risalgo, vado in stallo e salgo nuovamente….tutto ciò è strabiliante, sto volando da dieci minuti, e mi sembra d’aver sempre volato. “E se sALIssi più in alto? No meglio non rischiare, in fin dei conti non so da dove parte la stratosfera”…..Allora, decido di puntare verso la costa, voglio provare anch’io quello che ha provato il gabbiano Jonathan Livingstone. In poco più di mezz’ora, sono già nei pressi del litorale toscano per ammirare incredulo tutta quella distesa d’acqua azzurra sotto di me: vedo ALIscafi lussuosi e piccole ALIci, e poi grandi squALI ed una barca di somALI disperati, mentre un gabbiano un pò stranito e bianco come la neve s’avvicina e si affianca……”Ehi Jonathan…..sei tu, Jonathan? Vuoi insegnarmi a raggiungere la perfezione del volo come tu hai fatto?”. Insieme a quell’emblema di libertà, la percezione di spazio e d’immenso iniziano a pervadermi completamente: inizio a fluttuare verso destra e poi verso sinistra, in alto ed in basso, a zig zag ed in linea retta, tra forme rotonde e spirALI, come tanti strALI che s’incrociano e si separano lasciando dietro di sè scie invisibili, mentre sensazioni surreALI ed un’estasi profonda, s’impadroniscono del mio corpo. Mi volto indietro, e non vedo più Jonathan.

Allora decido di puntare di nuovo verso l’interno, per misurarmi con le vette delle Apuane: sarò un acquila che tende il suo volo verso le cime incontaminate, alla volta di sommità sconosciute. Appena giunto sui monti, la natura è il mio unico spettatore, e quando lambisco il Monte Pisanino e l’aria dolce degli ALIsei – o chi per loro – mi lambisce il viso, vorrei stare qui per sempre. Sfrutto la forza d’inerzia e attraverso l’aria come un razzo, m’infilo in una nuvola e mi sembra di galleggiare nel vuoto…..sto universALIzzando con l’universo. Ad un tratto visuALIzzo un’ALIante in lontananza….”Potrei avvicinarmi e fargli vedere che posso sALIre più in alto di lui….oppure potrei spingermi verso l’Appennino, ed arrivare fino all’Adriatico, e poi allungarmi verso nord……e se vALIcassi le Alpi? Con questa velocità in un’ora sareì già fuori dall’ItALIa, e senza fare scALI!”. E mentre fantastico nel fantastico, m’interrogo sul perchè l’uomo da sempre ha tentato di volare….”Forse per cercare di arrivare più velocemente nei luoghi dov’era diretto? Per scoprire cosa c’è oltre il cielo e le stelle? Forse perchè da quassù si controlla il mondo e si sogna, e da laggiù la terra ci rende prevedibili e troppo attaccati alle cose? Se la natura ci ha dato due gambe, avrà voluto che si cammini, ma se ci avesse dato solo due ALI, scommetto che avremmo fatto di tutto per camminare”….Nel frattempo si sta facendo inesorabilmente buio, così abbandono – almeno per oggi – l’idea di fare rotta verso luoghi più distanti e decido di tornare indietro….”Dopotutto, ho tutta la vita davanti per scoprire il mondo da un’altra prospettiva….e se adesso non riuscissi a ritrovare la strada per tornare a casa? Riuscirò a riconoscere il percorso inverso nell’imbrunire? Strano….sono padrone dello spazio, e mi mancano già sessanta metri quadri” – Nel frattempo, un tramonto rosso come il fuoco inizia a formarsi alle mie spalle, mentre intravedo di nuovo Firenze che si avvicina sempre più.

Arrivato nei pressi del capoluogo toscano, decido di dirigermi verso i luoghi della mia infanzia: l’asilo e la scuola Villani, la corte di via del Paradiso dove giocavo a campana e dove ho dato i primi calci ad un pallone, e poi i campi aperti dove andavamo a rubare le giuggiole dopo aver scavalcato un cancello, i prati dove ci fermavamo ore ed ore ad ammirare il volo delle rondini, le sovrane dello spazio che come saette sfioravano le case, gli alberi, e quel mondo che da piccolo sembrava così immenso e colorato…..ma quei posti non sono più tALI, e io neppure, così improvvisamente la realtà mi ricorda che non sono una rondine e non sarò mai un’acquilone, ma un uomo un pò attempato che di primavere ne ha passate già cinquanta. Perciò decido di rientrare verso casa per vedere dall’alto il luogo dove vivo, da dove quasi mai ho alzato gli occhi al cielo. “Voglio provare ad atterrare davanti casa, dopotutto è là che devo tornare, purtroppo…”. Con una virata degna del Barone Rosso, punto come una freccia verso la mia abitazione. “Se mi vedono i vicini, chiameranno le forze dell’ordine”, penso. Allora circondo silenziosamente il palazzo, mi accosto alla finestra di camera, e con leggerezza riesco a planare dolcemente, mentre la vecchia del piano di sopra, vedendomi all’improvviso, inizia a gridare: “Fausto, Fausto!”…..Mi avvicino lentamente al vetro della finestra, ed incredibilmente, mi vedo steso sul materasso, ancora addormentato. Proprio in quel preciso istante, cado dal letto e mi risveglio.

Anche io nel mio piccolo, so d’aver volato. Anch’io nel mio straordinario, ho reALIzzato un sogno.

Alessandro Pagani, nato a Firenze nel 1964, è musicista (attualmente batterista con gli Stolen Apple) e scrittore. “Io mi libro” (edizioni 96, Rue de la Fontaine), è la sua seconda pubblicazione dopo il libro “Perchè non cento?” edito da Alter Ego di Viterbo (Aprile 2016).

Print Friendly, PDF & Email
Invia una mail per segnalare questo articolo ad un amico