Valerio Corzani

Radio3suCarta. Hugo Pratt e altre latitudini (3° parte)

I Caraibi e le Isole del Pacifico.

Passioni è un programma articolato in cicli monografici della durata variabile dalle 2 alle 10 puntate. Ogni ciclo propone una narrazione ed una esplorazione condotta in prima persona dal protagonista o dai protagonisti intorno a quella “passione” che è al centro del tema scelto e si avvale di interviste, archivio sonoro, musiche. Passioni non vuole offrire un approccio giornalistico o didascalico ma piuttosto l’esperienza viva dei protagonisti, la loro storia, le loro emozioni.
A cura di Cettina Flaccavento
regia di Ornella Bellucci
conduce Valerio Corzani

 Il disegnatore Hugo Pratt è stato un viaggiatore speciale. Il suo disegno era caratterizzato dalla geografia, ancor prima che dal tocco. Il suo universo poetico, era un universo che aveva la forma del mappamondo, e Corto Maltese, il suo personaggio più noto, era sempre sul punto di partire per qualche avventura, anche quando l’avventura la stava già vivendo in pieno. A suo agio in ogni latitudine, Hugo Pratt finisce per disegnare la terra e poi percorrerla, e poi ridisegnarla e poi di nuovo ripercorrerla. Certo, ogni tanto viaggia da fermo, usa le mappe come un geografo, rappresenta le etnie come un etnografo, cita le musiche come un musicologo. Ma tutto questo gli viene naturale, perché in fondo è un viaggiatore vero, di quelli che possono chiedersi il come, il quando, ma che non si chiedono mai il perché. Naturalmente sotto traccia c’è un grande lavoro di documentazione, alfabetizzarsi nel mondo che stava per attraversare con i suoi personaggi era fondamentale per Hugo Pratt, come ci conferma Guido Fuga, uno dei suoi collaboratori più fidati.

Guido Fuga. Pratt era un appassionato della storia minore. Era un gran divertimento guardare con lui questi mappamondi dove ti faceva andare in posti in cui non saresti mai andato a finire con le tue ricerche. Però, c’era sempre qualche lettura alla base: ad esempio, la storia della Siberia e di Corte Sconta1, nasce dalla sua lettura del libro di Ossendowski Bestie, Uomini, Dei2. Lui mi chiese: «Saresti disposto a disegnare tutti i treni della Transiberiana?» Io gli risposi: «Certo Hugo, ma dove lo prendiamo il materiale per documentarci?». E così, siamo andati a Parigi, girando per tutte le librerie specializzate in libri antichi, perché adesso con i computer trovi tutto, ma io quella volta ho dovuto lavorare su pochissime foto in bianco e nero, che in più si vedevano male. Comunque, si partiva da fatti letterari. Certo che dopo, nell’autonomia del racconto devi tagliare, non puoi metter dentro tutto. Però, lo spunto nasce da una bella storia, come ne La regina dei pirati,  la sua ultima opera incompiuta di cui aveva iniziato a disegnare anche delle tavole, una storia su cui era andato a sbattere anni prima. Io gli chiedevo: «Hugo, ma questo Corto Maltese non è un marinaio? Tu lo mandi in posti come la Svizzera! Lo vogliamo rimandare un po’ per mare?». Allora Hugo diceva: «Bene, adesso si ritorna alle origini». Perché in fondo Pratt era partito da La ballata del mare salato3, che prende spunto da un’ispirazione letteraria per poi approdare al cinema. Pratt è stato ispirato moltissimo dal cinema. La ballata del mare salato, nasce da due film: Trono Nero4 e da  La strega rossa5, con John Wayne. In Trono Nero il protagonista è Burt Lancaster, e Pratt ha disegnato Corto Maltese ispirandosi a Burt Lancaster, partendo dal suo profilo, basta guardare le prime storie, il collo, l’attaccatura di capelli: Corto è chiaramente Burt Lancaster. Dopo, il personaggio s’ingentilisce, diventa più byroniano, più sofisticato, meno da scazzottate, meno marinaio. Hugo non me l’aveva detto di essersi ispirato così tanto a Trono Nero, e io una volta visto il film dissi: «Ma è inutile fare un film per Corto Maltese, è tutto in Trono Nero, basta cambiare il doppiaggio!». In ogni caso dietro ogni storia c’era un lavoro di ricerca pazzesco. Ripeto, in quegli anni non c’era il computer, non c’era Wikipedia, si andava in biblioteca, nelle librerie, per documentarsi e Pratt aveva raccolto ben 25.000 volumi catalogati.

Per quanto riguardo le avventure caraibiche, che tipo di informazioni avete raccolto?

Guido Fuga. Abbiamo fatto una ricerca su Cuba chiaramente, sulla sua storia, sulla sua religione. Perché queste informazioni magari ti servivano solo per una battuta, ma con Pratt era così, si leggevano minimo quindici libri per documentarsi, quando si creava una storia. Era ossessivo, si stava fermi per giorni se non si trovava qualcosa di corretto, per questo era preziosa la sua biblioteca; non era una biblioteca di romanzi, era una biblioteca sull’iconologia, sui costumi dei popoli, sulla geografia, Pratt era un grande viaggiatore sui libri. Il grande viaggio, con Hugo, lo facevi a casa sua con i libri, ascoltando musiche di tutti i tipi, aveva una curiosità infinita.

Ivo Pavone, altro collaboratore di Hugo Pratt della primissima ora, sottolinea quest’ansia di documentarsi che aveva caratterizzato tutto il suo lavoro, ma Pavone parte da un’altra considerazione che riguarda per lo più lo stile.

Ivo Pavone. Pratt non era un maestro del disegno, era troppo individualista, non aveva una tecnica che una persona poteva seguire o assimilare. Quando disegnava c’era solo lui e nient’altro, con questa mano che gli andava libera sul foglio. Il ‘Sergente Kirk’6 è stato il momento in cui Pratt ha potuto mettere delle cose dentro, perché ha trovato Oesterheld, un soggettista attento, con cui si confrontava, questo si vede anche in alcuni disegni, c’erano delle sequenze che Pratt buttava giù senza criterio, ma, appena arrivava alla sequenza che gli interessava, venivano fuori dei disegni meravigliosi, così piano piano è iniziata l’evoluzione dei suoi disegni. La parte che a me è piaciuta di più era Anna della jungla7, dove c’era tutto: c’era il disegno, ma era anche raccontato bene. Una volta trovato il filone di Corto Maltese, Pratt si è interessato molto più al soggetto che al disegno. Per far concentrare il lettore più sulla lettura che sul disegno, non faceva sempre dei disegni molto accurati. Io gli chiedevo: «Ma perché non fai dei bei disegni?», e lui mi rispondeva: «Se io faccio dei bei disegni non mi leggono!». Infatti, non so se hai presente i lavori di Sergio Toppi8 o di Dino Battaglia9, sono dei disegni così belli, che non ti viene voglia nemmeno di leggerne i testi. Che li leggi a fare?

Nelle storie di Corto Maltese, sembrano non esserci limiti alla sue sfrenata libertà, ma non è così. Le sue scorribande sono strettamente ingabbiate nelle coordinate indicate nei 30.000 volumi della biblioteca di Pratt, che nelle sue storie sa evidentemente instillare gli umori di Melville, Kipling, Somerset Maugham e perché no, anche di Shakespeare, Tolkien, Borges, Hesse, Hemingway, e naturalmente anche delle preferenze giovanili  mai rinnegate, come James Curwood10, Kenneth Roberts11, Michael Stackpole12. Tutto questo in realtà fornisce il substrato culturale che unito alla poesia e alla spinta creativa di Pratt, farà nascere una nuova categoria: il romanzo a  fumetti, come ci racconta un altro collaboratore di Pratt, il suo primo sceneggiatore, Alberto Ongaro.

Alberto Ongaro.  Era curiosissimo vedere come la sua immaginazione catturasse la realtà in modo strepitoso, sconvolgente. Perché certe cose non potevamo dire di averle conosciute, anche leggendo qualche libro. Ma anche se non le avessimo scoperte in qualche libro le avremmo inventate noi, perché era solo l’immaginazione che ci portava verso quelle cose. Anche se non sapevamo se esistessero o meno.

Beduini dello Yemen, marinai delle Fiji, pescatori dei caraibi e indiani del delta dell’Orinoco. Uno straordinario defilè di popoli e di tribù: tratti somatici, tatuaggi, maschere facciali, costumi, armi, ogni tipo di parure, restituita con una precisione quasi etnografica. Pratt da questo punto di vista sorprende anche gli specialisti, delle volte arriva addirittura a un virtuosismo da studioso. In realtà questo è anche il segnale di una grande apertura, di una curiosità, e naturalmente di un antirazzismo implicito. Questo tipo di attitudine ha caratterizzato anche i viaggi di Corto Maltese nei caraibi e nella giungla amazzonica, un tipo di atmosfera che è stata evocata anche da altri personaggi della letteratura e da altri scrittori; uno di questi, molto affine a Hugo Pratt è Alvaro Mutis13. Il nostro collega Pietro Del Soldà, esperto cultore del marinaio avventuriero creato da Pratt, si sofferma proprio su questi viaggi, su queste latitudini e su queste affinità.

Pietro del Soldà. I viaggi centroamericani di Corto Maltese disegnano una mappa estesa, una costellazione in cui si muove la sua “Iall”, il veliero che lo porta a immergersi per esempio nei moti rivoluzionari contro i soprusi delle compagnie bananiere. Oppure ad assistere alla nascita del nuovo leader dei cangaceiros, gli uomini di cuoio che combattevano contro lo strapotere dei colonnelli del Brasile nord-occidentale, non troppo lontano in fondo da San Salvador de Bahia dove vive ancora la sua amica immortale Bocca Dorata, che parla con l’intercalare “ah, sì sì, ah sì si”, che viene sicuramente dal veneziano delle amiche di nonna Pratt. Il luogo caraibico più magico è forse il delta dell’Orinoco. Un intrigo di lagune, di fiumi tumultuosi, che ai primi esploratori ricordò una piccola Venezia, e così la chiamarono appunto: Venezuela. In quell’inferno meraviglioso ma torrido, popolato da indios che sono impassibili e fatalisti, vi è un ipotetico punto di contatto, un incontro possibile tra Corto Maltese e Maqroll Il Gabbiere14, la creatura, innanzitutto poetica, di uno dei più grandi poeti colombiani che ancora vive in Messico: Alvaro Mutis. C’è però una differenza tra i due marinai: perché Maqroll il Gabbiere, che pur freme di amicizie e di amore per l’avventura, insieme ad altri due personaggi, Abdul Bashur e Ilona, con i quali ha sempre intessuto avventure fini a sé stesse, ha un ingrediente di disincanto in più rispetto a Corto. Corto non è un viaggiatore disincantato ma nonostante la consapevolezza che l’incanto può essere un pericolo, che nonostante tutto lui cerca.

“Corto Maltese è un Marlowe non più signore del racconto. Un Marlowe lucido più che cinico, e insieme stordito, naufrago più che cartografo dell’enigma. Un Alvaro de Campos15 in cui la rabbia si è stemperata in nostalgia, un Barnabooth16 continuamente alla fine del viaggio all’ultimo borborigmo17. E così, queste persone, come Corto Maltese, sono l’incipit identificabile con il suo autore”. Sto leggendo dalla postfazione di Ernesto Franco dal bellissimo libro di Alvaro Mutis, La neve dell’ammiraglio, e ho semplicemente sostituito il nome Maqroll il Gabbiere, il personaggio di Mutis, con quello di Corto Maltese, per sottolineare questa comunità d’intenti e questa vicinanza di profili, anche poetici, tra questi due personaggi. I caraibi sono una tappa importante, ma ora finalmente arriviamo alla zona che più è legata all’immaginario di Hugo Pratt, anche per i suoi lettori meno affezionati, ovvero le Isole del Pacifico. Del resto, Corto Maltese, che è un avventuriero, è in realtà l’archetipo del gentiluomo di fortuna, eroe romantico per antonomasia, molto curioso, anche se è una curiosità piena di flemma, perché in definitiva il Corto Maltese di Pratt si muoverà sempre più lentamente, in maniera sempre più ieratica, e con quest’ attitudine sarebbe arrivato anche nelle Isole del Pacifico. In realtà nelle Isole del Pacifico è ambientata anche la sua primissima storia, La ballata del mare salato, ed è lo stesso Hugo Pratt che ci introduce a questo tipo di attese, di aspettative, e di immaginari.

Hugo Pratt. Molti dei miei colleghi e amici non hanno mai creduto al fatto che io sia andato nel Pacifico. Non ci credono, non vogliono credere al fatto che io faccia dei viaggi per andare alla ricerca di storie. E mi dicono: «No, dai, sempre a raccontare queste balle, ma da dove cazzo vieni fuori con questi discorsi…» E allora mi sono detto: faccio un viaggio, faccio anche delle foto, e poi gliele presenterò. Il bello è che nel Pacifico ci sono già stato quattro volte, non è che sia la prima volta che ci vado. Quando arrivo in un’isola del sud del Pacifico come Pago Pago, nelle Samoa americane, la prima cosa che mi viene in mente è la famosa novella di Somerset Maugham: Pioggia, su questa prostituta che sbarca ad Honolulu e che si ritrova coinvolta in una storia d’amore ambigua e ossessiva con questo pastore protestante. Io avevo visto i due film tratti da questo racconto18 e mi erano piaciuti moltissimo, ma soprattutto, era l’ambiente in cui la storia si svolgeva ad essere bellissimo. Cercare di ritrovare un ambiente forse è la cosa più difficile. Perché già Somerset Maugham aveva inventato in un certo senso un ambiente per il suo personaggio, e io sono andato alla ricerca di un ambiente inventato, provando perciò a reinventare l’ambiente già inventato da un grande scrittore come Maugham.

Spesso in Hugo Pratt i paesaggi, le terre nascoste, sono onirici. Infatti, Hugo Pratt ribadisce di essere andato proprio all’inseguimento di un sogno per ambientare alcune delle sue storie. L’inseguimento di un sogno anche letterario, l’ha già ribadito in questo frammento tratto da un’intervista rilasciata qualche anno fa a Radio3 Suite. Pochi mesi prima della morte ne ha rilasciata anche una al sottoscritto per un varietà radiofonico Rai che si chiamava Atlante, nella quale ancora una volta ribadiva questa attitudine a viaggiare per soddisfare esigenze oniriche.

Hugo Pratt. Il sogno è quello di ritrovare certe situazioni. In questo caso poi, avevo un appuntamento con dei personaggi, con delle isole. Per esempio a Samoa avevo un appuntamento con il grande scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, sotterrato nell’ex Samoa inglese, e avevo questo bisogno di andare in quel luogo per rendere omaggio a qualcuno che mi ha fatto veramente sognare quando ero ragazzo. Poi sono andato anche in altri posti. Avevo un appuntamento, forse il più romantico di tutti, con un veliero, una goletta tedesca che poi divenne americana. Feci dei giri in Pacifico per il ‘National Geographic Magazine’ e finii sulle scogliere di Larotonga, finì male. Io avevo anche sognato di fare un viaggio con questa goletta, e l’unica cosa che sono riuscito ad ottenere, è stato di arrivare al relitto sulla scogliera e toccarlo.

Per Pratt, il Pacifico non è solo quello delle isole Fiji, delle isole Samoa, della Nuova Zelanda, di Pago Pago. è anche quello dell’isola di Pasqua. Un Pacifico più metafisico anche nel racconto di una testimone privilegiata, Silvina Pratt, che sull’isola di Pasqua è andata a fare un giro in avanscoperta insieme alla madre, senza suo padre Hugo. Da quelle parti evidentemente c’era una curiosità che Hugo Pratt doveva soddisfare, e che il viaggio di Silvina Pratt e la madre avevano cominciato in qualche modo ad esaudire.

Silvina Pratt. Mio padre non è potuto venire con noi per motivi di lavoro. Non era molto contento di non essere venuto, e dovette aspettare molti anni per visitare questi posti: io e mia madre andammo nel 1974, lui, invece, solo nel 1988.

Cosa c’era lì, forse un altro mistero?

Silvina Pratt. Questo non lo so. C’erano questi moai19 stupendi, quando ci siamo stati noi era ancora un momento privilegiato, perché non era molto frequentato dai turisti, era un posto ancora molto selvaggio. Lui l’ha visitato dopo, quando era diventato già un posto turistico, un po’ diverso direi. Il mistero dell’Isola di Pasqua è una cosa che ci sarà sempre, misteri ce ne sono tantissimi lì. É un luogo misterioso in senso assoluto. Una maniera perfetta per cominciare una storia per Hugo. Lui è stato sempre molto interessato dalle isole e dalle terre in cui erano andati esploratori, pirati, navigatori d’ogni tipo e risma.

A un certo punto si arrabbiò perché portaste indietro solo foto di paesaggi.

Silvina Pratt. Si è arrabbiato perché voleva avere delle foto con dei personaggi, con noi sullo sfondo, per dimostrare che eravamo stati lì. Mia mamma preferisce fare foto di paesaggi, non le importa molto della gente. Lei aveva portato tantissime diapositive, ma lui non poteva farci granché, per dimostrare che eravamo stati lì. Anche se lui non c’era stato.

Mu, la storia ambientata nell’isola di Pasqua, è una storia ricca di esotismo, di riferimenti letterari, di sogni e teorie scientifiche, come spesso accade nella panoplia di disegni di Corto Maltese. È una storia in cui Corto Maltese ritrova vari personaggi delle sue prime avventure: da Bocca Dorata al Professor Steiner, da Tristan Bantamam a Lady Columbia, e naturalmente Rasputin. Le atmosfere di Mu sono state poi riportate anche in Avevo un appuntamento, la storia dei viaggi veri e immaginari di Pratt nel Pacifico, dall’isola di Pasqua a Pago Pago, da Larotonga alla Nuova Irlanda. Certo, i personaggi ieratici e le sculture che caratterizzano il paesaggio dell’isola di Pasqua sono servite in Mu per intraprendere una sorta di vero e proprio viaggio metafisico, importante anche dal punto di vista della rarefazione del tocco. I disegni di Mu sono quelli più essenziali, meno aiutati dai colori, meno sfumati, più poetici per certi versi. Sulle rifrangenze di questi temi: la filosofia, la metafisica e anche la trasformazione e la rarefazione del segno, abbiamo sentito Pietro Del Soldà.

Pietro Del Soldà.  L’ultimo capitolo pubblicato della saga  di Corto Maltese, l’ultimo tassello del mito è Mu, un viaggio e un tributo a un luogo magico, anche se oggi molto turistico: l’Isola di Rapa Nui, l’Isola di Pasqua, una scheggia di terra vulcanica conficcata nel cuore del Pacifico, che oggi appartiene al Cile. è l’isola dei moai, le celebri statue con gli occhi rivolti alle stelle, simbolo di un mondo, di un continente perduto, proprio come il leggendario Mu, un Atlante del Pacifico che abbracciava Polinesia, le Hawai e Rapanui, creata nella realtà da un’errata traduzione  cinquecentesca ripresa nel 1926 in un libro che ebbe molto successo: Mu: The Lost Continent, di un immaginifico colonnello britannico che si chiamava James Churchward. É una leggenda, una favola, e Pratt lo sa bene e ci costruisce sopra l’ultimo viaggio disegnato di Corto. Intorno a Mu, credendo alla verità delle favole, si produce quel legame straordinario che dà vita alle avventure di Corto e Rasputin. E non è un caso che riemergendo alla superficie dopo quell’esperienza sottomarina un po’ mistica, Corto venga issato a bordo di una barca, si tolga il casco da palombaro e ritrovi nell’ultima avventura gli amici di sempre, i compagni gentiluomini di fortuna o i boni compagni, come si chiamavano gli antichi compagni di navigazione delle antiche galere veneziane, secondo una scritta che lessi qualche anno fa su un muro del Lazzaretto vecchio in laguna.

Hugo Pratt è appassionato di occultismo, ma è anche in grado di affrontare la filosofia, di accennare alle dispute dei mistici, di sviscerare orizzonti metafisici. Pratt d’altronde non si ferma mai davanti ai temi importanti e densi. Apre lunghe parentesi oniriche, spesso e volentieri nelle sue storie riesce a citare molti suoi amori letterari, altri li trasforma e li evoca andando a esplorare  tradizioni letterarie, storiche, etniche poco conosciute. Una sorta di rabdomante della geografia, del racconto e del segno.

1. Romanzo a fumetti del 1974 con protagonista Corto Maltese. N.d.R.
2. Romanzo russo di avventure del 1922. N.d.R.
3. Prima avventura di Corto Maltese del 1967. N.d.R.
4. Film di avventura ambientato nelle isole Fiji del 1953 diretto da Byron Haskin. N.d.R.
5. Film di avventure marinaresche del 1948, diretto da Edward Ludwig. N.d.R.
6. Personaggio creato dallo sceneggiatore argentino Héctor-Germàn Oesterheld e Hugo Pratt nel 1953. N.d.R.
7. Opera giovanile di Hugo Pratt, che risente molto dell’influenza di libri e fumetti d’avventura letti da Pratt da adolescente. N. d. R.
8. Sergio Toppi (1932-2012). È considerato fra i più grandi fumettisti e illustratori italiani contemporanei. N. d. R.
9. Dino Battaglia (1932 – 1983). Fumettista italiano, a lungo collaboratore di Pratt fin dai tempi del magazine ‘L’asso di picche’. N. d. R.
10. James Oliver Curwood (1878-1927). Scrittore statunitense, cantore del mito del Grande Nord americano come il suo contemporaneo Jack London. Dal suo romanzo L’Orso, nel 1988, Jean-Jacques Annaud trasse l’omonimo film. [Fonte Wikipedia]. N.d.R.
11. Kenneth Roberts (1885 -1957). Scrittore statunitense, autore di molti romanzi storici e di avventura. N.d.R.
12. Michael A. Stackpole (1957). Scrittore statunitense di fantascienza. N.d.R.
13. Alvaro Mutis (1923) Scrittore e poeta colombiano, ritenuto uno dei maestri della letteratura ispanoamericana. N.d.R.
14. Personaggio letterario creato da Mutis, viaggiatore instancabile, amante di letture raffinate. N.d.R.
15. Pseudonimo del poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa. N.d.R.
16. Pseudonimo del poeta e scrittore francese Valery Larbaud. N.d.R.
17. Il borborigmo è il movimento sordo del gas all’interno dell’intestino, sia degli animali sia degli umani. Si tratta di brontolii, tintinnii e gorgoglii a livello gastrico, che normalmente non vengono uditi dagli individui [Fonte Wikipedia]. N.d.R.
18. Inrealtà, dal racconto di Maugham sono stati tratti tre film: Tristana e la maschera del 1928, diretto da Raoul Walsh, Pioggia del 1932 diretto da Lewis Milestone, e l’omonimo film del 1953 diretto da Curtis Bernhardt. N.d.R.
19. Le famose statue monolitiche che si trovano sull’isola di Pasqua. N.d.R.

VALERIO CORZANI è autore e conduttore radiofonico, giornalista e musicista. Scrive di musica e viaggi per ‘Il Manifesto’, ‘Alias’, ‘XL’, ‘Slowfood’, ‘Il giornale della Musica’ e molti altri magazine. Collabora dalla metà degli anni ’80 con RadioRai. Attualmente è uno dei conduttori e autori di Alza il volume, ideatore e redattore di Sei Gradi e File Urbani, consulente musicale di Pagina3, Ad alta voce, Passioni, Tre Soldi, Fahrenheit, Wikiradio, tutte trasmissioni di Radio3. Come musicista è stato il bassista delle prime stagioni dei “Mau Mau”, il co-leader dei “Mazapegul”, il produttore e l’autore testi dei Daunbailò e oggi porta in giro il progetto elettronico “Corzani Airlines” e suona con “Gli Ex”.

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