Giuseppe Bellini

Religione e teatro in America Latina. Il canone guadalupano

Cristina Fiallega (coordinadora), Historia del teatro guadalupano a través de sus textos,Xalapa, Universidad Veracruzana, 2012, pp. 919.

TEATRO: Giuseppe Bellini recensisce il saggio Historia del teatro guadalupano a través de sus textos, che analizza la storia del  teatro sorto intorno all’apparizione della Vergine di Guadalupe nel dicembre del 1531.

Vari sono i meriti di questo ponderoso e prestigioso volume ideato e curato dalla nota ispanoamericanista dell’Università di Bologna, Cristina Fiallega, autrice non solo del fondamentale studio introduttivo, ma di numerosi altri studi dedicati a diverse delle opere drammatiche incluse nella raccolta.

Tra i molti pregi dell’iniziativa in primo luogo l’aver tratto dall’oblio una serie di testi dei quali poco si sapeva, come del resto di tutto il teatro sorto intorno all’apparizione della Vergine di Guadalupe nel dicembre del 1531 all’indio Juan Diego. Fondamentale è stata la ricerca della vasta serie di composizioni relative all’evento, circa una quarantina reperite, delle quali nel presente volume se ne sono edite dodici, riempiendo, come ho detto, un vuoto singolare, apportando dati inediti sulla persistenza del tema guadalupano nel teatro, prendendo le mosse precisamente dalla prima relazione dell’umile spettatore del miracoloso evento, qui riprodotta, poiché appare certo che tale relazione, conosciuta come Nican Mopohua, sia essa stessa, come afferma la Fiallega, una rappresentazione drammatica dello stesso e costituisca, inoltre, l’ipotesto dal quale derivano tutte le altre pièces dell’intero corpus qui presentato.

In questo modo la traduzione teatrale del miracoloso evento si trasmette con continuità singolare attraverso i secoli, fino ai nostri giorni, ma con caratteristiche e finalità diverse acutamente poste in rilievo dalla Curatrice. Se infatti il culto affermatosi verso la Vergine di Guadalupe fu in un iniziale periodo incoraggiato dalla chiesa evangelizzatrice, presto fu osteggiato per il timore di un ritorno degli indigeni all’idolatria. Ma già agli inizi del Cinquecento il culto mariano, e quindi la sua rappresentazione drammatica, riprendeva forza, fino a convertirsi, nel tempo, non solo in mezzo di evangelizzazione, ma in una identificazione stretta con la nazione messicana, resistendo a miscredenze e sommovimenti politici, anzi rafforzando, soprattutto nei secoli XVIII e XIX, la lotta per l’Indipendenza dalla Spagna, la Rivoluzione del 1910 e, alla fine di essa, tutto il periodo che arriva fino ai nostri giorni.

Di ognuno dei citati periodi il volume dedicato al teatro guadalupano presenta significativi testi e, quanto agli autori, solamente appare certa l’identità per i secoli più vicini a noi, poiché sembra che di testi ampiamente correnti alcuni drammaturghi se ne siano appropriati il merito. Questo è il caso del Coloquio de Nuestra Señora de Guadalupe, del 1807, proposto da Livia Brunori e firmato da José Protasio Beltrán, in cui risulta evidente lo stretto rapporto con l’antico Coloquio de María Santísima de Guadalupe cuando se le apareció al dichoso Juan Diego del 1596.Comunque, ciò non toglie significato alle varie creazioni che diversi studiosi, messicani e italiani, propongono e commentano, in un esempio non corrente di perfetta consonanza.

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