Franco Petroni

Saviano: moderno Leonida o “eroe di carta”?

Franco Petroni

Letteratura contemporanea: Roberto Saviano, una delle figure pubbliche più importanti degli ultimi anni, grazie alla lotta di valori che costantemente porta avanti e che gli ha comportato una condanna a morte da parte della camorra, ha scritto alcuni libri, che, dal celeberrimo <em>Gomorra</em>, portano avanti gli ideali di giustizia che fanno parte del suo autore. Però alcuni scrittori, giornalisti o professori, sedicenti intellettuali, ultimamente hanno avuto modo di criticare i lavori del giovane Saviano, perché dal punto di vista “letterario”, “narrativo”, “stilistico”, non hanno caratteristiche ben definite. Franco Petroni, convinto sostenitore della battaglia di Saviano, si domanda il perché di queste critiche e di questo comportamento nei confronti di un eroe, che certo non è “di carta” (come Alessandro Del Lago lo definisce).

Un popolo che non ha bisogno di eroi è certamente felice, ma se un popolo non è felice è bene che gli eroi ci siano, come ultima ratio e per breve tempo, ma, soprattutto, è indispensabile che siano eroi democratici. Quest’ultima caratteristica sembrerebbe oggi averla Roberto Saviano, l’autore di Gomorra, che, come è noto, per questo libro ha ricevuto da parte della camorra una condanna a morte (e la camorra, si sa, le sue condanne le esegue, anche a distanza di tempo).

Nonostante questo, Gomorra e gli altri libri che Saviano ha pubblicato (La bellezza e l’inferno e La parola contro la camorra)hanno destato una sottile riprovazione da parte di persone di squisita intelligenza, e soprattutto di sinistra, come Alessandro Dal Lago, che per Manifestolibri ha pubblicato il pamphlet Eroi di carta. Il caso “Gomorra” e altre epopee. Secondo lui, il torto di Saviano sarebbe quello di essere populista, e il populismo è una pessima cosa: populista è stato Peròn, populisti sono stati più o meno tutti i fascismi, populista è la Lega Nord, populista è Berlusconi, populisti sono stati molti scrittori italiani dell’Ottocento e del Neorealismo, che Asor Rosa ha trattato con degnazione in Scrittori e popolo1, perché, borghesi socialmente e ideologicamente, avrebbero proiettato sul popolo, che essi non conoscevano, quelle virtù e quel sistema di valori che la borghesia aveva abbandonato, e per la perdita dei quali sentivano nostalgia e rimorso.

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