Claudio Giunta

Un incontro di Auden a Egilsstaðir, Islanda nord-orientale

Claudio Giunta

Letteratura: I reportage dall’Islanda, meta di giovani ricchi che poco altro avevano da fare nella loro giovinezza se non girare l’Europa, o di scrittori e studiosi, non sempre sono interessanti: abbastanza omogenei, poco caratterizzati e poveri di descrizioni significative. In effetti danno l’idea di un luogo triste, difficile da visitare (dato il clima poco ospitale) e poco stimolante. Eppure alcuni piccoli capolavori di fine Ottocento ci danno propongono un’immagine diversa di come doveva apparire, ai giovani di quel periodo, questa isola così particolare. Claudio Giunta esamina i reportage di Auden e della Jean Young, un po’ cupo, ma appassionato, erudito e romantico il primo, spontaneo, gioioso e vivace il secondo.

Dato che l’Islanda è un’isola praticamente uniforme, la terra del fuoco dell’acqua e dei ghiacci, i racconti di viaggio in quest’isola sono più o meno tutti uguali, e tutti piuttosto noiosi. Con cadenza più o meno ventennale l’Europa, generalmente la Gran Bretagna, ha mandato un suo emissario a visitare il Paese – un missionario, uno specialista di saghe nordiche, un lord che non sa come ammazzare il tempo, una zitella milionaria con la mania dei climi freddi… E l’emissario torna e racconta sempre le stesse cose quasi sempre nello stesso ordine. Viaggio per mare, arrivo a Reykjavík, descrizione del villaggio, grande ospitalità degli abitanti nella loro dignitosissima povertà, dialogo in latino col parroco, acquisto o nolo dei cavalli, visita a Thingvalla, rotta a Nord per Akureyri, citazioni strategiche dalle saghe, estenuanti partite a scacchi aspettando che il tempo migliori, bicchierate con la gente che li ospita o che va a trovarli, ritorno costeggiando i ghiacciai, schizzi dei geyser, ornitologia, ritorno in patria. Niente musei, niente chiese, niente concerti, perché in Islanda non c’era niente del genere. Pochi imprevisti, tutti legati al clima o alle condizioni del mare.

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