GIORDANA CHARUTY, Ernesto de Martino. Le precedenti vite di un antropologo, traduzione di Adelina Talamonti, Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 351, € 35,00
ERNESTO DE MARTINO, Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel Salento del 1959, a cura di Amalia Signorelli e Valerio Panza, introduzione e commenti di Amalia Signorelli, Lecce, Argo, 2011, pp. 463, € 27,00
C’è un gioco praticato dai bambini e, nel passato, anche dagli adulti che ha un nome strano eppure evocativo per chi studia i costumi popolari. Mosca cieca – recita il più diffuso dei nostri lessici – è gioco fanciullesco in cui uno dei partecipanti, bendato, deve cercare di afferrare uno dei giocatori e riconoscerlo. Quello dell’opera di un indagatore bendato pare a me il tratto che accomuna i risultati di ricerche tra loro assai diverse che continuano ad accumularsi intorno alla persona e all’opera di Ernesto de Martino: bendato perché non pienamente libero di disporre di tutti i testi e documenti che sono necessari ad arrivare a conclusioni che non siano provvisorie. Come tutte le situazioni complicate anche questa non dipende da una sola causa ma da molte e non caratterizza soltanto questo tempo nostro o questa fase della più generale vicenda intellettuale ma – in una misura del tutto particolare – appare tratto che accomuna gli studi che si sono realizzati nei quarantasei anni che ci separano dalla morte dello storico ed etnografo del tarantismo pugliese1 di cui qui ci occupiamo.