Comunicato stampa del 20 aprile 2011

Saggio di Perry Link sul numero di aprile di 451

La Cina teme il contagio nordafricano

Come ha reagito la Cina di fronte al succedersi di notizie sulle rivolte in Nord Africa? Uno dei primi provvedimenti presi è stato quello di chiudere o limitare l’accesso a siti internet e social network, lo strumento di propaganda più efficiente e quindi il più temuto dai regimi. È stato infatti anche grazie a questo che nel Nord Africa gli insorti, soprattutto quelli appartenenti alle nuove generazioni, hanno costituito il fronte comune che ha portato alle dimissioni di Mubarak in Egitto e Ben Alì in Tunisia. Ed è proprio grazie a questa potentissima arma che il popolo cinese è potuto entrare in contatto con la situazione in Medio Oriente e prendere coscienza di quanto stava accadendo (e soprattutto dell’obiettivo che gli insorti si erano prefissi: un regime più democratico).

Il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi ha espresso rammarico per l’attacco militare in Libia, mentre il suo paese si è astenuto dalla decisione dell’ONU di istituire la No Fly Zone.

Il comportamento della Cina nei confronti della guerra libica ha radici profonde e già da qualche mese, da quando sono iniziate le rivolte civili nel Nord Africa, sta assumendo posizioni che hanno fatto discutere.

Perry Link ha analizzato questi atteggiamenti in un saggio su ‘The New York Review of Books’, che la rivista ‘451’ ha tradotto e pubblicato nel numero di aprile, disponibile nelle migliori librerie e fruibile on line al sito www.451online.it.

Il lavoro di Link è estremamente rigoroso e permette di mettere a fuoco le motivazioni che hanno spinto il ministro degli Esteri cinese ad assumere la posizione non interventista negli ultimi tragici avvenimenti.

La Cina, sostiene Link, ha sistematicamente condotto sul suo popolo campagne di propaganda molto forti per convincerlo che il regime cinese era “il migliore dei mondi possibili”, ed era voluto dal popolo stesso. Di conseguenza, la presa di coscienza di quanto avvenuto in Medio Oriente potrebbe minare le certezze del popolo cinese, questo almeno è quello che teme il governo cinese.

Bologna, 20 aprile 2011

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