SCIENZA, SOCIETA’ E ATTUALITA’. Christian Caryl ripercorre la storia di Julian Assange. Come è riuscito ad accedere all’archivio di notizie che ha diffuso in rete? E per quale motivo lo ha fatto? Ma soprattutto: era veramente necessario? L’autore critica la condotta di Assange: con la fuga di notizie che WikiLeaks ha prodotto, egli ha sicuramente portato più danni che vantaggi, danni che subiranno non tanto i politici o gli organi di governo americani, quanto i privati i cui nomi sono comparsi in questi messaggi.
WikiLeaks cambia tutto. Possiamo comportarci come se i vecchi standard del giornalismo valessero ancora per il mondo di internet, ma WikiLeaks dimostra che questo è soltanto un pio desiderio.
Il 29 novembre scorso l’organizzazione di internet ha cominciato a mettere in rete esempi tratti da un deposito di 251.287 messaggi diplomatici del governo statunitense, un tempo segreti. Le poche migliaia di giornalisti americani che regolarmente seguono le iniziative e le decisioni del Dipartimento di Stato avrebbero avuto bisogno un paio di secoli per ottenere con metodi tradizionali una tale massa di informazioni: la connessione fra le diverse reti dei computer del governo (una reazione dettata da buone intenzioni alla separazione in compartimenti stagni dei dati vigente prima dell’11 settembre) aveva apparentemente permesso a un insoddisfatto membro dell’esercito di attingere a questo materiale in pochi istanti. WikiLeaks si vanta di essere «il più vasto insieme di documenti a carattere confidenziale che mai sia stato reso di pubblico dominio».