Chiara Maraji Biasi (Cinefilia ritrovata)

PERICLE DI SHAKESPEARE SULLA STRADA

In un'area verde delimitata dagli svincoli autostradali, un gruppo di immigrati-homeless reinterpretano le vicende del Pericle di Shakespeare. Messo in scena come un sogno della figlia del protagonista, Marina, il film diventa metafora della crisi del ruolo del padre nella società occidentale. Con un finale alternativo rispetto all'originale, ispirato a La strada di Cormac McCarthy.

Pericle_QuaglianoPer il terzo mese consecutivo la Cineteca ha ospitato alcuni film ispirati alle opere di Shakespeare. Accanto a Kurosawa e Godard, c’era anche l’ultimo lavoro di Roberto Quagliano, autore regista e sceneggiatore, che presenta la sua versione di Pericle. Un’inusuale reinterpretazione dell’opera, in cui i protagonisti vagano in un mondo postmoderno, una riflessione sulla crisi moderna del ruolo paterno, ma anche una metafora della società attuale e delle sue contraddizioni interne. Abbiamo chiesto direttamente a Roberto Quagliano di raccontarci il suo nuovo film.

Nonostante Shakespeare sia stato più volte fonte di ispirazione per i registi, “Pericle” è una delle tragedie meno note al pubblico cinematografico. Come è avvenuto il tuo incontro con quest’opera?
Ho, come faccio per tutte le mie cose di carattere cosiddetto artistico che siano format tv o film o quadri, cercato cosa mancasse nella realtà del settore che potesse essere in qualche modo coperto da un mio intervento. Credo che la funzione di colui che si pone nella veste del cosiddetto ‘artista’ sia proprio quella di coprire ciò che manca all’appello della comunicazione nel settore in cui di volta in volta opera.

Pericle, Marina, Cleone e gli altri personaggi si trovano ad agire in un mondo postmoderno errando tra le rotonde bolognesi e i tralicci dell’elettricità. Cosa ci vuoi raccontare di questo mondo futuristico?
È il mondo che descrive, in qualche modo, il Papa nella sua enciclica e su cui si sta dando da fare per opporvisi il candidato democratico Sanders alle elezioni presidenziali in Usa; c’è troppa disparità fra ricchezza e povertà e c’è chi ha operato di proposito per creare questa situazione fregandosene delle conseguenze che avrebbero creato le sue scelte. E qui intendo chi ha deciso di intervenire in Iraq basandosi su notizie false e chi ha deciso di scalzare Gheddafi senza porsi il problema di cosa sarebbe venuto dopo di lui; e anche chi non si decide mai a trovare una soluzione per la crisi palestinese; così i barconi sono aumentati, il terrorismo è aumentato e ora c’è l’emergenza migranti da fronteggiare con ritorsioni anche sui livelli di libertà dei normali cittadini europei nei loro stati nazione. Il film parla in via tangenziale di ciò.

 La storia è organizzata come il lungo sogno di Marina, la figlia del protagonista, una metafora della crisi del ruolo della figura paterna nella società moderna. Inoltre è presente un finale alternativo, ispirato al romanzo “La strada” di Cormac McCharty. Cosa volevi trasmettere raccontando la tua versione di “Pericle”?
Pericle è un migrante fra le isole dell’Egeo che cerca con tutte le forze prima di sfuggire a un tiranno e poi di ricostituire e riunire la sua famiglia; il romanzo di McCharty è una evidente metafora della difficoltà di un padre di fare a meno della sua compagna e di portare in salvo la figlia minacciata come tutti da una società che ha perso, e pare per sempre, i connotati del rispetto dei diritti dei deboli a favore del ripristino di una sorta di società in cui vale di nuovo la legge del più forte; oggi i più forti non sono più i vari Golia o Achille, ma sono le grandi e piccole organizzazioni private e pubbliche che si strutturano in modo tale da influenzare le legislazioni così da poter fare valere la legge della prepotenza come regola accettata e accettabile; in nome di volta in volta di un qualche principio di comodo che sia la protezione dei cittadini, la lotta al terrorismo, e via di seguito; cosa può fare un povero padre che voglia rimanere onesto e rispettoso dei principi della democrazia e della solidarietà cristiana in cui è cresciuto, la quale ci ha insegnato come tutti siano uguali di fronte a dio? Può solo cercare di portare in salvo i suoi figli raggiungendo i ‘buoni’ se ne esistono ancora; ma le organizzazioni lo inseguono ovunque perché a nessuno deve essere concesso di far vedere che il re è nudo.

Le tue produzioni, seppure a basso costo, puntano alla qualità e a una resa molto forte. C’è qualche regista a cui ti ispiri?
Robert Altman, Alejandro Iñárritu, Terrence Malick, il primo Oliver Stone, ce n’è qualcun altro che ora dimentico, ma non tanti; per il resto, nel caso migliore, sono solo bravi gelatai interessati all’incasso giornaliero e basta; in sostanza, nel caso solo di quei registi e non dei gelatai, per mancanza di rigore etico; rigore etico che pare essere divenuto roba da alchimisti!!

Il film “Pericle” è stato girato interamente in inglese. Molte piccole case di produzione in questi anni stanno adottando questa pratica, per rendere i propri prodotti internazionali, ma anche a causa della scarsa possibilità di circolazione di queste opere indipendenti in Italia. Quale credi sia il futuro di queste piccole realtà indipendenti italiane?
In Italia nessuno fino a che chi decide, nei ministeri, nella Rai e nelle altre organizzazioni di cui dicevo prima, non si fa da parte perché spinto via per esempio dal vento portato appunto dal nuovo Papa Francesco; attualmente sto cercando di trovare i fondi per produrre un film ispirato alla lettera enciclica di Papa Francesco, ho già scritto la sceneggiatura in inglese con un bravissimo e noto biblista e l’ho depositata al Writers Guild di Los Angeles (società per il diritto d’autore americana), ho già girato il teaser del film basato sul testo della genesi ed è stato molto apprezzato sia in Italia che all’estero, è un film con budget di un decimo rispetto ai film a basso costo italiani: faccio ora io una domanda a te: come mai non riesco, e ci sono su da più di un anno, a completare il budget del film? Come mai alla Rai questo film non interessa anche se costa molto meno di tutti quelli che produce di solito? Come mai non interessa i produttori italiani? Me lo sai spiegare?
Grazie.

Progetti futuri?

Il film sulla enciclica di cui ti ho detto; e una serie di ‘videoletteratura’ che è un nostro marchio per realizzare fiction su testi letterari molto importanti e fuori diritti; è una sorta di tecnica nuova per produrre fiction di qualità a basso costo e di questo nuovo nome, videoletteratura, abbiamo depositato i domini un po’ in tutte le principali lingue: videoliterature, videoletteratura, videolitterature, videoliteratur eccetera.

A cura di Chiara Maraji Biasi

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