Adam Shatz

I miti di Roland Barthes

da ''The New York Review of Books''

Barthes: A Biography di Tiphaine Samoyault, Polity, 586 pp.

The Friendship of Roland Barthes, di Philippe Sollers, Polity, 166 pp., $64.95

Album: Unpublished Correspondence and Texts di Roland Barthes, Columbia University Press, 357 pp.

 

Nel 1978, Roland Barthes si imbarcò in una serie di lezioni intitolate “Preparazione del romanzo” tenute al Collegio di Francia. Il romanzo? Quale romanzo? Quello che Barthes aveva da lungo pianificato di scrivere, ovviamente. Ma non sapeva proprio come cominciare, e continuava a distrarsi. Come Laurent Binet scrive nel suo nuovo romanzo, La settima funzione del linguaggio: “Per tutto l’anno aveva parlato ai suoi studenti degli haiku giapponesi, della fotografia, del significato e del significante, delle distrazioni pascaliane, dei camerieri nelle caffetterie, delle vestaglie e delle seggiole nelle aule – aveva parlato di tutto tranne che del romanzo”. Il romanzo non fu mai stato scritto. Il 25 febbraio 1980, Barthes fu investito da un camioncino di una lavanderia mentre attraversava la strada dopo un pranzo con François Mitterrand. Morì un mese dopo.

 

C’è sempre stato qualcosa di incongruo nell’ambizione di Barthes di scrivere un romanzo. Non nascose mai di essere annoiato dai grandi romanzi dell’ottocento: “Qualcuno ha mai letto Proust, Balzac, Guerra e Pace, parola per parola?” Sebbene fosse stato un paladino del nouveau roman sperimentale di Alain Robbe-Griller e Michael Butor negli anni ’50, i suoi scritti migliori furono ispirati dalla fotografia, dal teatro, dalla pittura, dalla musica, e, non ultima, dalla cultura di consumo. Pur tuttavia, fu perseguitato da quel romanzo mai scritto, come se esso fosse la prova della sua illegittimità come mero critico. Secondo Tiphaine Samoyault nella sua straordinaria biografia, Barthes spesso si sentiva come un impostore, cosa che potrebbe spiegare le tenere note di autodisprezzo che affollano i suoi scritti. Come il romanziere Phillipe Sollers scrive nel suo godibilmente burbero omaggio, The friendship of Roland Barthes, “non aveva compreso che ciò che aveva fatto era straordinario”.

 

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