Hugh Eakin

Cosa è andato storto al Getty

da ''The New York Review of Books''

JASON FELCH E RALPH FRAMMOLINO, Chasing Aphrodite. The Hunt for Looted Antiquities at the World’s Richest Museum, Orlando, Houghton Mifflin Harcourt, pp. 375, $ 28,00

Arte e mercato. Un problema che già dovette affrontare Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, quello del commercio delle opere d’arte. Un problema che ha attraversato i secoli e che ancora non è stato risolto, come ci racconta Hugh Eakin. Egli prende in esame alcuni episodi che riguardano il Getty Museum di Los Angeles e ripercorre la storia del suo acquisto di opere d’arte antica illegalmente commerciate, come la statua di Afrodite che ospitava e che solo recentemente è stata riconsegnata alla Sicilia, dopo l’intervento di legali e forze dell’ordine.

1.

Il 5 agosto del 70 a.C., all’una e mezza del pomeriggio, ebbe inizio a Roma un’importante causa penale. Un giovane procuratore di nome Marco Tullio Cicerone conduceva contro Gaio Verre, un anziano funzionario romano, l’accusa di concussione e malgoverno durante il suo incarico come propretore in Sicilia. «Per tre lunghi anni ha depredato e saccheggiato la provincia a tal punto che riportarla al suo stato precedente non è più possibile» proclamò Cicerone nella sua coraggiosa orazione iniziale.

Verre aveva conoscenze importanti, e il caso sembrava avere poche possibilità. Imperterrito, Cicerone affermò che i suoi crimini erano talmente numerosi che era arduo tenerne traccia: aveva saccheggiato il tesoro, corrotto i tribunali, rubato il grano ai contadini, ed era connivente con i pirati; aveva imprigionato chiunque non gli piacesse (o i mariti delle donne che desiderava) nelle latomie, la terrificante prigione scavata nella roccia vicino Siracusa, o semplicemente li aveva crocefissi.

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