JEAN-PIERRE CHANGEUX, The Good, the True, and the Beautiful: A Neuronal Approach, tradotto dal francese da Laurence Garey, Yale University Press/Odile Jacob, pp.386, $35.00
SCIENZA: Il filosofo Colin McGinn recensisce il libro di Jean-Pierre Changeux, The Good, the True, and the Beautiful: A Neuronal Approach in cui l'autore analizza le più recenti ricerche morfologiche, fisiologiche, chimiche e genetiche sul cervello, e le inserisce all'interno della psicologia, filosofia, arte e letteratura, avventurandosi così in territori inesplorati dove queste diverse discipline si intersecano tra di loro.
Essendo la mente una cosa sfuggente, la gente si lascia affascinare da modelli presi a prestito riguardo a ciò che è e a come lavora. Un tempo la mente veniva paragonata a un teatro, più tardi a un sistema idraulico (Freud), poi a un insieme di riflessi comportamentali, più recentemente a un computer. Attualmente, è in voga modellare la mente sul cervello – il cervello come una rete di connessioni tra fibre nervose, che operano grazie a elettricità e a chimica. La mente può non apparire molto neuronale – questo non è evidente all’introspezione – ma siamo certi che non c’è realmente nulla di più relativo ad essa dei neuroni sparati nel vuoto. Gli atomi dell’anima sono cellule microscopiche, attraversate da elettricità. E bisogna evidentemente dire qualcosa su questo punto di vista, poiché il cervello è innegabilmente ciò che giace sotto le attività della mente: esso costituisce la macchina, l’hardware, il substrato biologico. Niente succede nella mente che non sia prefigurato nel cervello. Ogni cosa che pensi e senti ha il suo precursore o progenitore neuronale; e poiché i neuroni sono fatti di molecole, la mente è fondamentalmente una macchina molecolare – consiste di molecole in azione. In tal modo, viene facile la tentazione di supporre.
Il libro che stiamo esaminando prende questa prospettiva e procede con essa. Jean-Pierre Changeux, il celebrato neuroscienzato francese e autore di Neuronal Man, si offre di rilanciare l’antica trinità di Platone del Buono, del Vero e del Meraviglioso nel linguaggio della moderna scienza del cervello. Vede se stesso come colui che aggiorna una filosofia antiquata con la chimica del cervello profondamente moderna. Egli scrive:
Così, daremo un approccio neurobiologico alla nostra discussione di tre delle questioni universali del mondo naturale, come definite da Platone (428-348 a.C.) e da Socrate (469-399 a.C.) attraverso di lui, nei suoi Dialoghi. Egli vedeva il Buono, il Vero e il Meraviglioso come indipendenti, essenze celestiali o Idee, ma così interconnesse da essere inseparabili … Questo ci conduce a un approccio capovolto, contrario a quello di Platone, che noi manterremo attraverso il libro per collocare il Buono, il Vero e il Meraviglioso all’interno delle caratteristiche tipiche dell’organizzazione neuronale del cervello umano.
In maniera conforme, il capitolo 1 del libro, sottotitolato “Neuroestetica”, discute temi quali la percezione del colore, la fisiologia dell’ascoltare musica, la sinestesia, le correlazioni naturali di assonanza e dissonanza e la fisiologia della percezione dell’arte. Changeux annuncia la sua concezione dell’arte con queste parole: «Definirò l’arte come comunicazione intersoggettiva simbolica, con contenuti emozionali multipli e variabili, in cui l’empatia appare come una caratteristica essenziale di dialogo intersoggettivo». Notate che questa definizione non contiene concetti specificamente estetici – come bellezza, creatività o interesse. Come definizione è chiaramente inadeguata, poiché trasformerebbe la maggior parte delle discussioni su temi morali o politici in una forma d’arte: emozione ed empatia sono ovviamente coinvolti in tale tipo di “dialogo”, ma esso non è ipso facto arte. In realtà, anche le discussioni scientifiche possono coinvolgere l’emozione e l’empatia. Tuttavia Changeux sostiene che nel discutere la fisiologia delle emozioni egli sta discutendo la natura dell’arte. Per ciò noi siamo invitati a convenire che le discussioni filosofiche tradizionali sull’arte possono essere rimpiazzate dalla scienza del cervello. L’arte, per Changeux, proviene da ciò che il tuo cervello fa quando vedi, senti e sperimenti le emozioni – in sostanza un subbuglio cellulare.