LOUIS MICHAEL SEIDMAN, On Constitutional Disobedience, Oxford University Press, pp.162, $ 21.95
POLITICA: La Costituzione americana fa più male che bene? Lo chiede David Cole, recensendo il saggio di Louis Seidman On Constitutional Disobedience, in cui l'autore afferma che i cittadini americani dovrebbero smettere di occuparsi della Costituzione, la quale, secondo l'autore, raramente ha protetto le libertà civili, distrae i cittadini dai “meriti” di una data legge o azione ed è responsabile per la surriscaldata retorica partigiana della politica americana moderna.
La Costituzione americana fa più male che bene? Lo scorso anno, la più importante legislazione sul welfare dal New Deal, l’Affordable Care Act1, fu quasi annullata dalla Corte Suprema sulla base del fatto che il Congresso non ha il potere di richiedere alla gente che può permettersi di pagarsi un’assicurazione sanitaria, di farlo o di pagare una tassa. Stabilito questo, la Corte può annullare sia il programma di affirmative action2 dell’Università del Texas, sia il provvedimento Voting Rights Act3 che ha avuto un ruolo centrale nel limitare le pratiche di voto discriminatorio sulla base della razza nel Sud. Tre anni fa, in Citizens United v. Federal Election Commission, la Corte decise che la Costituzione proibisce i limiti sui finanziamenti elettorali da parte delle aziende. E chi può dimenticare Bush v. Gore, in cui cinque membri conservatori della corte invocarono la Costituzione per bloccare un riconteggio in Florida e in concreto insediarono George W. Bush come presidente?
Queste ed altre decisioni, insieme all’esperienza di diversi decenni sotto una Corte Suprema controllata da giudici conservatori, ha condotto molti studiosi della legge progressisti a porsi la questione dell’importanza di una revisione della Costituzione nel nostro sistema democratico. Mark Tushnet, della Harvard Law School e l’ex decano della facoltà di legge di Stanford, Larry Kramer, hanno argomentato che noi dovremmo «tenere la costituzione fuori dai tribunali» e autorizzare invece “il popolo” a prendere decisioni costituzionali – una raccomandazione curiosa, alla luce del fatto che la Costituzione fu disegnata sia per controllare “il popolo” che per limitare il governo.
Altri, come Barry Friedman della NYU Law School, hanno detto che la Corte in realtà dipende solo dai risultati delle elezioni, e perciò in effetti non serve a proteggere la libertà contro l’intolleranza della maggioranza. E il professor Michael Klarman, della Harvard Law School, ha sostenuto che quando i tribunali anticipano le principali correnti d’opinione, come nel caso Roe v. Wade4, essi spesso scatenano una reazione conservatrice che fa più male che bene al diritto per cui la protezione è voluta.