Geoffrey O'Brien

La commedia umana di Balzac

da ''The New York Review of Books''
HONORÉ DE BALZAC, The Human Comedy: Selected Stories,a cura e con un'introduzione di Peter Brooks, e tradotto dal francese da Linda Asher, Carol Cosman e Jordan Stump, New York Review Books, pp. 428 , $17,95

LETTERATURA: Geoffrey O'Brien recensisce una selezione di nove racconti tratti da La commedia umana di Honoré de Balzac, scritti durante uno dei periodi più fecondi che Balzac abbia conosciuto, e che presentano alcune delle sue incursioni più estreme nella descrizione della sessualità, dell'ossessione e della follia.

La commedia umana, una selezione di Peter Brooks di nove racconti di Honoré de Balzac, può servire come porta d’ingresso in un corpo di opere che, per quanto centrale per gli studi letterari, sembra sempre più trascurato dai lettori di lingua inglese. La selezione di Brooks è stata scelta in maniera ingegnosa per dare il senso delle prevalenti fissazioni di Balzac e della gamma stilistica che ha creato per rappresentarle. Principalmente scritti nei primi anni ’30 dell’800, uno dei periodi più fecondi che Balzac abbia conosciuto, essi includono – come nota Brooks in un’introduzione acuta ed estremamente utile – alcune delle sue incursioni più estreme nella descrizione della sessualità, dell’ossessione e della follia.

Uno scultore si innamora di un cantante d’opera castrato che crede sia una donna; il legame erotico che si forma tra una pantera e un soldato francese perso nel Sahara; un uomo prova a curare la follia di una donna ricreando il campo di battaglia in cui lei fu traumatizzata; una duchessa e un ufficiale dell’esercito eseguono una danza prolungata di desiderio e di rifiuto che culmina in una irrevocabile sofferenza reciproca. Un buon numero di questi – Sarrasine, Una passione nel deserto, Facino Cane, L’albergo rosso – sono delle deviazioni estreme nel grande schema de La commedia umana, ma irradiano una luce particolarmente concentrata e inquietante.

Leggere queste nove storie in contrapposizione l’una con l’altra significa misurare sia la forza insistente che i risonanti temi ricorrenti della narrativa di Balzac. Quando egli non è il Vecchio Marinaio della finzione, che ti trattiene malevolmente fin quando la sua storia non è stata raccontata, allora egli è un altra Shahrazād, che fa ciondolare una serie di splendidi dettagli mentre scivola fuori da una storia ed entra in un’altra. Storie dentro storie dentro storie sono la norma qui, storie che portano con sé i loro stessi commenti interni e i commenti dei commenti.

Il libro ha inoltre il grande merito di presentare le storie in nuove versioni di tre traduttori dotati, Linda Asher, Carol Cosman e Jordan Stump. Balzac è stato ripercorso solo sporadicamente dai traduttori americani; la maggior parte del suo lavoro, infatti, si può trovare solo nelle traduzioni, antiquate e inadeguate, risalenti al diciannovesimo secolo. Molte delle edizioni ampiamente disponibili della Penguin e della Oxford di alcuni dei suoi romanzi più famosi che sono circolate a lungo, hanno creato a volte l’effetto di leggere Balzac attraverso un velo di inglesismo. Con la sua prolissità, i suoi grandi voli e le apparentemente pedanti digressioni, la sua fantastica accumulazione di descrizioni bric-à-brac, Balzac non è lo scrittore più facile da incrociare, e ognuno dei traduttori ha trovato modi sottili ed efficaci per convogliare le sue variazioni di tono e di ritmo e il suo atteggiamento retorico.

Caricatura di Honoré de Balzac, di Benjamin Roubaud, 1840

Caricatura di Honoré de Balzac, di Benjamin Roubaud, 1840

Il canone balzachiano può apparire proibitivo anche solo a causa della sua vasta estensione. Nell’attuale edizione Pléiade, i romanzi intrecciati, le storie, i trattati e le bozze non finite che compongono La Comédie Humaine sono stati pubblicati in 12 volumi che raggiungono circa 16.000 pagine di testo (quattro volumi addizionali di analoga lunghezza, con almeno altri due in arrivo, sono dedicati alla sua corrispondenza e a una parte di scritti che non fanno parte della Comédie). È dura non essere sopraffatti fin dall’inizio dalla mera grandezza dell’opera – non solo dalla sua orda di personaggi ma dall’intricatezza con cui i loro destini sono interlacciati con ogni dettaglio sociale e politico dell’era di Balzac – e poi ancora più sopraffatti dal contemplare la prodigiosa capacità di creare in un paio di decadi un territorio che può richiedere la parte più importante della vita di una persona per essere esplorato in profondità.

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