Sapremo leggere dentro il nostro cervello, cogliere i suoi pensieri, capire se funziona senza scompensi? Queste domande sembrano oggi avere una risposta affermativa. Perché è un’epoca, la nostra, in cui le neuroscienze possono finalmente contare su una teoria plausibile del cervello, su strumenti per osservarlo in vivo e su una matematica per creare modelli delle sue reti, che ne “dominino” la complessità.
Il libro di Olaf Sporns racconta questo intreccio di teorie, conoscenze sperimentali e nuove metodiche, la cui storia recente inizia una ventina di anni fa e vede l’autore fra i suoi protagonisti. Il presupposto è l’idea, ormai comune nelle scienze del cervello, che il funzionamento della corteccia cerebrale dipenda dalla natura delle connessioni tra le sue aree e non dalla loro natura in sé.
Avendo il polso della situazione e lavorando nella frontiera più avanzata della ricerca, Sporns è consapevole che i tempi sono maturi per creare la mappa del cervello in azione, per stabilire le connessioni funzionali. Quest’ultime sono altra cosa dalle connessioni fisiche, o strutturali, del cervello: sono virtuali e si fanno e disfano rapidamente, nel tempo, rispecchiando le attività della nostra mente.