Garry Wills

Perché il Papa ha scelto Francesco

da ''The New York Review of Books''
ATTUALITÀ: Garry Wills espone i motivi per cui il Papa ha scelto Francesco.

 

Nel 2005, quando Joseph Ratzinger venne eletto Papa, l’uomo che ottenne il secondo numero più alto di voti al conclave fu Jorge Bergoglio, che sarebbe stato scelto otto anni più tardi. Quando nel 2005 gli chiesero che nome avrebbe voluto prendere se fosse stato eletto, rispose Giovanni XXIV, «dopo il Papa buono… sarei stato totalmente ispirato da lui». Sebbene Giovanni XXIII sia universalmente riconosciuto per aver introdotto cambiamenti nella Chiesa, non li impose dall’alto ma convocò il Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), nel quale i vescovi chiamarono a raccolta un’intera generazione di teologi che erano stati zittiti da Pio XII, e questi teologi cambiarono la Chiesa.

Il nuovo Papa Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco I

L’elezione di Papa Francesco

Papa Francesco sembra seguire una strategia simile anche adesso che è Papa, per cui il nome sarebbe stato ugualmente appropriato quando è stato eletto nel 2013. Ma gli sono stati dati otto anni per pensare a un nome con un significato più profondo e ne ha scelto uno che nessun Papa aveva mai usato, per una ragione molto buona. Francesco d’Assisi non era un prete, e questo Papa è un critico bruciante dell’arrivismo tra i clericali. C’è un altro aspetto importante della condizione di non-prete di Francesco, come ho appena appreso da un nuovo ottimo libro, Medieval Christianity, di Kevin Madigan, professore di Storia ecclesiastica alla Harvard Divinity School. Madigan puntualizza che San Francesco e i suoi fraticelli furono degli apripista nella predicazione dei vangeli alle persone laiche, dal momento che «i preti di parrocchia erano quasi del tutto impreparati per pronunciare sermoni», e per questo non li facevano affatto. Dopo il successo dei frati in questo campo, i vescovi mandarono i loro preti a imparare da questi non-preti come parlare alla gente. «I frati nel tredicesimo secolo tenevano i sermoni separati dalla normale esperienza liturgica». In questa vicinanza con la laicità, Papa Francesco merita il nome che si è scelto. Dice ai vescovi e ai preti di uscire dai propri palazzi e dalle canoniche, di andare «nei suburbi», dove possono trovare «l’odore delle pecore».

Madigan fa notare un’altra cosa che questo Papa ha in comune con il suo omonimo. Nel 1219, Francesco si recò in Egitto per portare le parole di Gesù al Sultano al-Kami, nipote del grande Saladino. Il sultano stava assediando la città di Damietta vicino alla foce del Nilo, che era occupata dai soldati cristiani e Francesco approfittò di una tregua per infilarsi tra le due armate e parlare di Gesù al sultano. Madigan scrive: «Un buon segnale della profonda convinzione e della totale tenacia di Francesco è che tutto questo accadde quando la quinta crociata… era in corso». Mentre altri provavano a convertire con la spada, lui comunicava le parole di Gesù con il dialogo. Il sultano lo ascoltò, e benché non si fosse convertito, lo rispedì indietro in salvo attraverso le linee di combattenti. San Francesco aveva un suo proprio passaporto magico.

Anche Papa Francesco comunica con i musulmani e sta cercando di prevenire una moderna guerra santa. Come arcivescovo di Buenos Aires, fu amico dello sceicco musulmano della città, visitò la sua moschea e pregò al suo funerale. Come Papa, Francesco ha lodato il Corano e detto ai cristiani che potevano imparare dalla sua spiritualità. Diversamente da coloro che condannano il Corano senza averlo letto, il Papa ha detto nella sua più importante dichiarazione fino ad ora, La gioia del vangelo, che «l’Islam autentico e una corretta lettura del Corano sono contro a ogni forma di violenza».

In un certo numero di Stati americani a maggioranza repubblicana vengono fatti allarmati tentativi di prevenire l’adozione della legge della sharia negli Stati Uniti, come se fosse importata segretamente nei loro cortili di casa. Questi allarmi sono stati lanciati da persone che non hanno idea di cosa sia la sharia. Essi pensano che non sia nient’altro che l’urlo della Regina di cuori di Lewis Carrol: «tagliategli la testa!». Il Papa invece sa ciò che gli studiosi hanno rivelato e cioè che la legge della sharia è una complessa registrazione storica di tribalismi passati e di ricchi sviluppi. Essi vedono quello che N.J. Coulson scrisse di ciò nel suo autorevole A History of Islamic Law:

Francesco d'Assisi e il sultano al-Kamil, affresco di Benozzo Gozzoli

Francesco d’Assisi e il sultano al-Kamil, affresco di Benozzo Gozzoli

È  un albero, la cui rete di rami e stecchi provengono dallo stesso tronco e dalle stesse radici; un mare, formato dall’unione di acque di fiumi diversi; una varietà di fili intrecciati in un singolo indumento; perfino le falle intrecciate di una rete da pesca; queste sono alcune delle metafore usate dagli autori musulmani per spiegare il fenomeno dell’ikhtilāf, o la diversità della dottrina nella legge della Sharia.

È meglio tenere Coulson come nostra guida e interprete piuttosto di coloro che pensano che la Regina di cuori riassuma la legge della sharia. O, meglio ancora, dovremmo ascoltare il moderno Francesco, che cammina attraverso le linee armate con un messaggio d’amore.

 

GARRY WILLS, è uno storico e professore emerito di Storia presso la Northwestern University, vincitore del premio Pulitzer nel 1993. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è Lincoln a Gettysburg. Le parole che hanno unito l’America (Il Saggiatore 2005).

 

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