Gianfranco Pasquino

Premiati dalla legge elettorale

ALESSANDRO CHIARAMONTE E GIOVANNI TARLI BARBIERI (a cura di), Il premio di maggioranza. Origini, applicazioni e implicazioni di una peculiarità italiana. Democrazia, crisi economica, Berlusconi, Roma, Carocci, 2011, pp. 241, € 24,00

 

POLITICA: La legge elettorale. Croce e delizia di tutti i politici italiani. Da tempo e da più parti si invoca la riforma dell’attuale sistema elettorale, definita (più che appropriatamente) Legge Porcellum. Ma quale legge elettorale avrà in futuro il popolo italiano: una legge che preveda il premio di maggioranza, proporzionale o resterà la legge attuale invariata? 

 

La legge elettorale continua a costituire l’oggetto di oscuri desideri da parte dei dirigenti dei partiti italiani. Molti di loro temono, giustamente, che ai desideri si affianchino anche altrettanto oscure macchinazioni che conducano non ad una totale eliminazione del Porcellum (termine appropriato per definire la legge vigente), ma ad un suo semplice ridimensionamento che ne farà un Porcellinum. Da un certo punto di vista, è inevitabile che i politici siano interessatissimi allo specifico importante meccanismo attraverso il quale i voti vengono trasformati in seggi (per il loro partito) e, in buona sostanza, in potere (per loro stessi). È un interesse in larga misura legittimo che, però, non dovrebbe essere perseguito a scapito, e qui divento un po’ retorico, del potere dei cittadini e della sovranità popolare. Sì, lo so che nel confuso dibattito sulla riforma dell’attuale legge elettorale qualcuno è addirittura arrivato a sostenere che, grazie alla legge vigente, i cittadini italiani hanno effettivamente esercitato notevole potere “eleggendo” il governo e, addirittura, poiché il nome di Berlusconi stava inscritto nel simbolo del Popolo della Libertà, lo hanno praticamente nominato capo del governo. Purtroppo, sembra che i potenziali riformatori elettorali siano intenzionati ad accedere alle insensate richieste di preservare, non è chiaro in quale rocambolesca maniera,  questo presunto potere degli elettori di votare il governo.

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