John Paul Stevens

Mettere fuori legge le espressioni d’odio?

da ''The New York Review of Books''

Jeremy Waldron, The Harm in Hate Speech,HarvardUniversity Press, pp. 292, $ 26.95

ANTROPOLOGIA E SOCIOLOGIA: “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Questa frase di Voltaire viene spesso ripetuta per sancire il diritto di libertà di espressione concesso a tutti i cittadini che vivono in uno stato democratico. Ma questo concetto vale anche per chi proclama incitamenti all’odio e alla discriminazione etnica, religiosa e sessuale?

Nel suo saggio The Harm in Hate Speech Jeremy Waldron discute una categoria di espressione dalla definizione imprecisa, della quale egli si era già occupato recensendo, nel 2008, Freedom for the Thought That We Hate di Anthony Lewis sulla ‘New York Review of Books’ e poi, nel 2009, nel corso delle Oliver Wendell Holmes Lectures all’Università di Harvard. Benché qui, nel libro, i suoi riferimenti al giudice Holmes siano tutt’altro che lusinghieri ­– Waldron scrive che «di volta in volta [Holmes]1 si schiera da entrambe le parti in materia di libertà di espressione» e che il parere di Holmes che «criticare i militari equivaleva a gridare “Al fuoco!” in un teatro affollato» è assurdo – la preside della Harvard Law School Martha Minow, presentando Waldron alle Holmes Lectures, lo elogiò definendolo «uno dei due o tre maggiori filosofi del diritto del nostro tempo». Quell’elogio incondizionato vale anche per uno dei maestri di Waldron, vale a dire Ronald Dworkin, il quale ha criticato gli scritti di Waldron in materia di hate speech, il discorso d’odio.2

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