Sin dagli albori della storia del cinema come arte di massa, come prodotto artistico realizzato “da molti” e “per molti”, l’arte cinematografica ha assunto un’incalcolabile rilevanza culturale per la capacità, unanimemente riconosciutale, di influenzare la società, tanto nei gusti che negli stessi schemi mentali e categorie di giudizio.
D’altra parte gli artisti, operatori e imprenditori coinvolti a vario titolo nella produzione filmica, ben presto riuniti in un establishment potente e autorevole, sono andati senza sosta alla ricerca di nuovi spunti, in grado di coinvolgere il pubblico, di toccarlo nelle sue esperienze quotidiane, oltre che nel suo immaginario. È proprio attraverso questa via che, se il cinema ha potuto plasmare il mondo contemporaneo – innegabile verità – anche la società ha agito sul cinema ispirando tematiche e modalità espressive: di certo il cinema non ha prodotto il disagio generazionale negli USA degli anni ’50, ma senza di questo difficilmente l’industria cinematografica americana avrebbe prodotto una pellicola tanto connotata come Rebel without a cause (1955, noto in Italia come Gioventù bruciata); allo stesso modo, non fu un film ad ispirare i giovani di Berkeley impegnati nella contestazione pacifista sullo scorcio degli anni ’60.