Che cosa è la biodiversità? Questa parola, che è diventata il grido di battaglia degli ambientalisti, è nata, per dir così, a Rio de Janerio, nel 1922 quando si tenne in quella città il primo grande congresso sulla salute del pianeta. La biodiversità che viene celebrata quest’anno, può essere paragonata, per scopi pedagogici, a una torta a tre strati. Il primo strato, la glassa, serve a rappresentare il numero di specie viventi oggi sull’intero globo terracqueo. Quante sono? A dire il vero nessuno lo sa. Malgrado la scienza vera e propria abbia più di quattrocento anni di età, le specie annoverate nei nostri cataloghi sono ancora una parte infima di quella che si suppone sia la contingenza totale. I nostri libri contabili ne ospitano poco più di un milione e mezzo, una cifra che vede negli insetti i più rappresentati, ma esiste, tra gli scienziati, chi suppone che tutte le specie siano dieci milioni, venti milioni, perfino cento milioni. Il fatto inquietante è che, se da un lato ogni anno si scoprono nuove specie, molte di più si registrano come estinte, ed è doloroso pensare che numerose scompaiano prima di averci dato testimonianza della loro esistenza: vissute ed estinte nell’anonimato.Il secondo strato della torta metaforica, che abbiamo chiamato in causa fin dall’inizio, il pan di spagna, rappresenta la biodiversità dei diversi ecosistemi terrestri. Nel mondo esistono alcune aree geografiche formate da più ecosistemi, ovvero da biomi, in cui la biodiversità si esprime al meglio. La foresta amazzonica è una di questi Eden, ma anche il bacino del Mediterraneo con la sua macchia caratteristica e le grandi foreste superstiti delle zone temperate costituiscono dei luoghi di privilegio dove troviamo ancora una residua complessità ecologica.