Andrea Segrè

451 parole: decrescita

di Andrea Segrè

Con il prefisso de privativo, che indica regresso, la decrescita è il terrore dei politici e dei ministri dell’economia, tutti concentrati come sono, destra e sinistra in questo uguali, sulla crescita e sulla sua misura materiale: il Prodotto Interno Lordo. Basta uno “zero virgola” in più per esultare, e uno in meno per deprimersi. La fortuna degli istituti di previsione, nazionali e internazionali, sempre in prima pagina a correggere il dato: in su o in giù. Così il mondo cambia e le borse seguono l’altalena, di riflesso. Crescere all’infinito: questo è l’imperativo categorico. Crescere sempre, e non de-crescere. Eppure la decrescita è un’altra cosa. Cos’è? A cosa serve?

Decrescita è un termine coniato da Nicholas Georgescu-Roegen, primo a presentare la bioeconomia come una conseguenza inevitabile dei limiti imposti dalle leggi di natura. Per capire quella che è una “scommessa” e allo stesso tempo una “provocazione” bisogna partire dalla critica alla teoria economica classica e dal modello stock e flussi1. La scienza economica è stata costruita nell’ambito del paradigma meccanicistico, cioè sul modello della scienza classica, proprio nel momento in cui le sconvolgenti scoperte dell’evoluzione biologica (Darwin) e della rivoluzione termodinamica (Carnot), con la sua famosa legge dell’entropia2, introducono un altro paradigma, quello del divenire della natura, del tempo irreversibile, dell’evoluzione cosmica.

Questo contenuto è riservato ai soli membri di Annuale Online
Accedi Registrati.
Print Friendly, PDF & Email
Invia una mail per segnalare questo articolo ad un amico