Comunicato stampa del 21 marzo 2011

Domani 22 marzo Giornata Mondiale dell’Acqua

PER 1,8 MILIARDI DI PERSONE ACQUA A RISCHIO ENTRO IL 2025

«Entro il 2025, 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi o regioni con assoluta scarsità d’acqua e due terzi della popolazione mondiale potrebbero vivere in condizioni di stress idrico.» Lo sostiene Andrea Segrè professore di Politica Agraria Internazionale e Preside della Facoltà di Agraria dell’Università Bologna, in un articolo pubblicato in occasione della celebrazione della Giornata Mondale dell’Acqua sul numero tre della rivista “451”consultabile anche su internet all’indirizzo https://www.451online.it/451-parole-acqua/ . «Inoltre, – continua Segrè – la scarsità di acqua in alcune zone aride e semi-aride sposterà nei prossimi anni tra i 24 e i 700 milioni di persone.» Questo è quanto emerge dalle ultime analisi delle Organizzazioni Mondiali: dati allarmanti che comportano la necessità di promuovere iniziative, come la Giornata Mondiale dell’Acqua, organizzata per il 22 marzo.

Se finora la maggior parte della popolazione mondiale ha vissuto in un “paradiso idrico”, – sostiene Segrè su “451” – d’ora in poi sarà assolutamente essenziale iniziare a considerare l’acqua un bene “in via d’estinzione”, che sta diminuendo drasticamente. Molti Paesi nel mondo soffrono di stress idrico e sempre di più, a leggere le statistiche e le previsioni degli esperti, ne soffriranno. Segrè affronta il problema riflettendo sia sulle cause che hanno portato a questa situazione d’emergenza, sia su quello che si sta facendo, ma soprattutto su quello che non si sta facendo: «Nel 1977, in occasione della prima grande conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, i Governi avevano scritto che “l’acqua è un diritto dell’uomo e dell’umanità”, ma a L’Aja nel 2000 hanno fatto un piccolissimo cambiamento del quale potremmo non accorgerci, in un discorso così lungo, e hanno scritto che “l’acqua è un bisogno dell’uomo”. C’è qualche differenza? Enorme, perché un diritto è per sua natura inalienabile, un bisogno no. Un bisogno può essere messo in commercio, avere un prezzo. C’è chi non è più costretto a darti l’acqua, ma c’è anche chi può vendertela». Una questione che trova riflesso anche nelle recenti discussioni avvenute in Italia circa la privatizzazione dell’acqua.

Bologna, 21 marzo 2011

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