Richard Lewontin

Darwin. Una selezione non così naturale

da ''The New York Review of Books''
Massimo Piattelli-Palmarini e Jerry A. Fodor, Gli errori di Darwin, Milano, Feltrinelli, 2010, pp. 263, € 25,00

Nella ricerca scientifica nulla genera più equivoci dell’impiego di metafore da parte degli studiosi. E non è soltanto il pubblico comune a risultare confuso, ma sono gli stessi scienziati a essere fuorviati nello studio della natura. L’esempio più noto e significativo è l’invenzione da parte di Darwin del termine «selezione naturale» che, come egli spiega nell’Origine delle specie: «si può dire, metaforicamente, che la selezione naturale sottoponga a scrutinio, giorno per giorno e ora per ora, le più lievi variazioni in tutto il mondo, scartando ciò che è cattivo, conservando e sommando ciò che è buono»1.

Darwin, in modo esplicito, ha tratto questa idea di una forza causale dell’evoluzione dall’osservazione dell’attività degli allevatori di piante e animali che, in modo consapevole, selezionano gli individui con le caratteristiche desiderate e li incrociano perché i tratti scelti siano trasmessi alle generazioni future.

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