Andrea Segrè

Fame e sazietà. Un mondo diviso

Tristram Stuart, Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare, Milano, Bruno Mondadori, 2009, pp. 368, € 22,00

Ormai lo sappiamo bene: c’è chi mangia troppo poco, chi non mangia affatto e chi mangia troppo, con conseguenze devastanti sulle risorse naturali e umane. Partiamo da due giornate mondiali dedicate al cibo che cadono entrambe – forse non a caso – nello stesso mese. Nel calendario mondiale, lo scorso ottobre è diventato il mese della sazietà e della fame, ipernutrizione e sottonutrizione che conducono negli stessi luoghi: malattie, povertà, disagi.

Prima si è celebrata la Giornata dell’Obesità (10 ottobre), patologia che affligge milioni di persone soprattutto nel mondo cosiddetto sviluppato, con conseguenze sanitarie e ricadute economiche assai gravi. Ma anche nei paesi in via di sviluppo il numero degli obesi sta superando quello degli affamati, merito delle diete occidentali. A seguire c’è stata la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre), che ricorda il “peso” degli affamati sparsi nei quattro angoli del pianeta, ancora  molto rilevante rispetto ai Millennium Development Goals – dimezzare povertà e fame entro il 2015 – e al piano strategico della FAO. Anche se i dati che la stessa FAO ha presentato per il 2010 sono relativamente incoraggianti: nel giro di un anno gli affamati sulla terra sono diminuiti di circa 95 milioni (1 miliardo e 20 milioni nel 2009). Ma non basta evidentemente.

D’altra parte si registrano alcuni paradossi, tre dei quali sono difficili da digerire.

Questo contenuto è riservato ai soli membri di Annuale Online
Accedi Registrati.
Print Friendly, PDF & Email
Invia una mail per segnalare questo articolo ad un amico