Franco Petroni

Fiction – Mia madre partigiana

‘451’ propone una rubrica di narrativa inedita all’interno della quale diamo spazio a racconti, incipit ed estratti di romanzi, incoraggiando da parte dei nostri lettori l’invio di un testo di circa 14.000 battute all’e-mail 451@econometrica.it

A  quell’epoca, tra i quattordici e i diciott’anni, ero curioso di tutto, e andavo in visita dal mio nonno materno come in terra straniera. Di rado, perché stava lontano, di là dai monti; poi ci andai più spesso, quando imparai a guidare la macchina ed ebbero costruito l’autostrada.

Sempre in assenza di mia madre. Mia madre non ce l’aveva con suo padre solo per motivi politici. Aveva un fratello di due anni più grande che in casa era l’erede, e tutti i vantaggi erano suoi. A lei restavano le briciole, e per compenso neanche una carezza. Sua madre era connivente col padre, anzi forse era peggio di lui, ma per fortuna quando lei aveva sette anni s’era tolta di mezzo, per un cancro all’utero. C’era un grande casino, in quella casa, un villone in mezzo alla pianura che non si sapeva nemmeno quante stanze avesse, tanto era grande. C’erano cameriere e cuoche e lavapiatti, suo padre in quel campo lì non badava a spese perché se le portava a letto tutte, o perlomeno ci tentava sempre.

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