Enrico Brega

Fiction – Proverete le nostre emozioni

Quello che segue è il resoconto di un breve periodo della mia vita. Per il resto si vedrà.

Da principio la luce inondava i miei giorni, poi a tratti ho cominciato a intravedere sullo sfondo schegge di oscurità e da lì ho preso a interrogarmi su cos’è in realtà l’essere umano, ma con scarsi risultati. Tuttavia quando mi sfiora il timore di perdermi nel nulla, per me ogni percorso può essere utile… se hai le palle. Così, pur non essendo uno scrittore, ho deciso di far rivivere la mia ricerca nella forma racconto. Chissà che sforzandomi di scegliere le parole più eloquenti per esprimere il mio stato d’animo a chi potrebbe leggere questo scritto io, di riflesso, non possa trovare le risposte che sto cercando..

Hai venticinque anni appena compiuti, fresco di laurea con 10 e lode in ingegneria cibernetica. Sei il tipo che si usa dire figo, il che non guasta mai. Tuo padre è industriale del legno, pieno di soldi. Cos’altro ti manca per lanciarti alla conquista della vita?

E poi hai un amico, Simone, tuo coetaneo e compagno delle più eccitanti scorribande giovanili. Lui vuole diventare filosofo, insegnare all’università e magari scrivere saggi di successo. Ha terminato gli studi un anno prima di te e ha in mente di iscriversi a un master all’estero. Ma se la prende comoda. A suo dire la cultura di massa italiana va somigliando sempre di più a quella americana, quasi a diventare un sottoprodotto dell’intrattenimento televisivo che ci allontana dalle letture che aiutano a crescere. «Per il master sto pensando a Parigi, qui non ho stimoli « ripete da tempo.

Quel giorno che, per così dire, ha avuto inizio la nostra avventura l’estate era prossima al termine. Dalla terrazza della villa di Courmayeur, che mio padre aveva acquistato subito dopo essersi divorziato da mia madre (solita storia di libere uscite coniugali), io e Simone ci stavamo facendo un bicchiere di chardonnay scrutando la cima del Monte Bianco sul punto di impallidire.

«Sai, Lorenzo, « mi fa Simone, « viviamo in un Paese malato».

«Lo so».

«Già ma non ho molte speranze che possa migliorare. Prendi le opportunità di lavoro per i giovani con buona formazione scolastica: siamo in pieno drenaggio dei cervelli. Chi può se la batte. Sul giornale di oggi si parla di 1700 tra ricercatori e studiosi in fuga dall’Italia perché gli investimenti in quel settore sono scandalosamente bassi. Guarda il tuo caso: cosa pensi di fare da grande, visto che non vuoi entrare nell’azienda di tuo padre?»

«Boh!»

C’è infatti da dire che dopo il divorzio i miei rapporti con papà si erano raffreddati al punto che la sola idea di lavorare con lui mi urtava: Senza contare che sin dagli anni del liceo ero portato alla bionica, la scienza che mi avrebbe permesso di essere di aiuto alle persone sofferenti grazie alla creazione di congegni tecnologici per rendere la loro vita il più possibile vicina alla normalità; mi bastava pensare ai pace-maker, protesi artificiali e cose così per convincermi che quella era la mia strada.

È finita che al termine della vacanze abbiamo deciso di trasferirci in Francia.

Via da Torino!

Malgrado il nostro legame si fosse affievolito è stato mio padre ad aiutarmi chiedendo a monsieur Levreaux, un suo vecchio amico parigino titolare di una fabbrica di strumenti bionici per la fornitura a ospedali, di assumermi in prova per poi, in caso di buon rendimento, assegnarmi un ruolo di dirigente di settore, quello che interessava a me: le apparecchiature sanitarie per disabilità motorie.

Grazie all’interessamento di Levreaux ho trovato un locale in affitto di pochi metri quadrati ma ben tenuto alla periferia sudest di Parigi: E lì mi sono sistemato con Simone.

Il mio ufficio si trova sul Boulevard Saint-Michel, abbastanza vicino al Collège de France, dove Simone passa gran parte delle giornate tra lezioni di filosofia e consultazioni di testi in biblioteca. Per la pausa pranzo ce ne andiamo alla ricerca di locali frequentati in prevalenza da giovani, i nostri occhi puntano dritti sulle ragazze. Da certi sguardi che ci tornano di rimbalzo abbiamo la sensazione che non sarà difficile trovare compagnia abbastanza presto.

Nei vari locali che frequentiamo c’è sempre un televisore che trasmette notizie anche dal nostro Paese: non bastasse il precario andamento dell’economia che potrebbe portarci sull’orlo del collasso e lo squallido scenario politico in gran parte privo di vitalità, a completare il quadro dello stato di decadenza in cui ci troviamo non mancano le strazianti riprese dei naufragi quasi quotidiani di barconi stipati da migranti disperati che perdono la loro vita nelle acque delle nostre coste.

Dopo il notiziario Simone scuote la testa fissandomi. Che dire, penso io.

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