James Cook: The Voyages di William Frame e Laura Walker, Montreal, McGill-Queens University Press, 224 pp., $44.95
Il 26 agosto 1768, in un giorno di vento fresco e cielo nuvoloso, James Cook portò la sua nave, la Endeavour, oltre la costa della Cornovaglia, in mare aperto. A bordo, scriveva nel suo diario, c’erano 94 uomini, “Officers Seamen Gentlemen” – tra cui il ricco giovane naturalista Joseph Banks – e la nave trasportava provviste per un viaggio di 18 mesi. Erano diretti verso il Pacifico del Sud.
Cook condusse tre spedizioni nel Pacifico, ognuna delle quali con un dichiarato intento scientifico che le caratterizzava come progetti tipici dell’Illuminismo. La prima, dal 1768 al 1771, era stata finanziata dalla Royal Society, che desiderava inviare delle spedizioni in Scandinavia, in Canada e nel Pacifico per osservare il transito di Venere davanti al Sole e utilizzare le differenze di angolazione tra le varie località per calcolare la distanza della Terra dal Sole. All’inizio del 1768, prima della partenza di Cook, il comandante britannico Samuel Wallis ritornò in Inghilterra con informazioni sul suo sbarco a Tahiti l’anno precedente, e così l’isola fu scelta come base della spedizione. Cook salpò verso ovest, lungo la tratta del Brasile e della Terra del Fuoco, e in direzione di Tahiti. Da lì sarebbe salpato verso la Nuova Zelanda e la costa orientale dell’Australia, all’epoca non ancora mappata, per poi ritornare attraverso l’Indonesia.
Il secondo viaggio, dal 1772 al 1775, era stato finanziato dall’Ammiragliato per cercare lo sfuggente Grande Continente Meridionale, che il cartografo scozzese Alexander Dalrymple aveva supposto dovesse esistere “per controbilanciare la terra a nord, e per mantenere l’equilibrio necessario per il moto della Terra”. Questa volta, Cook salpò verso est a bordo della Resolution, accompagnato dall’Adventure comandata dal capitano Tobias Furneaux finché non furono separati dalle nebbie antartiche. Da Capo di Buona Speranza la spedizione costeggiò le grandi distese di ghiaccio, e da lì Cook fece due traversate del Pacifico, visitando prima la Nuova Zelanda, Tahiti e le isole Marchesi, poi l’arcipelago di Tonga, e le Nuove Ebridi. Salpando verso casa attraverso il Pacifico e l’Atlantico, concluse di aver attraversato l’Oceano antartico “in modo tale da non lasciare la minima possibilità all’esistenza di un continente, se non vicino al Polo e fuori dalla portata della navigazione”.