Harold Bloom, Anatomia dell’influenza: la letteratura come stile di vita, Milano, Rizzoli, 2011, pp. 444, € 22,00
In una lezione recente, Harold Bloom ha dichiarato a un gruppo di matricole che lui e Lear avevano la stessa età. Lear in effetti ha ottanta anni «e più», e quando si pensa a Bloom che tiene una lezione su Re Lear agli studenti è difficile non pensare alle ultime battute del dramma, pronunciate da Edgar: «A noi spetta gravarci del peso di questo triste tempo, / dire quel che si prova, e non quel che si deve. / I più vecchi hanno più sopportato; a noi giovani / non sarà dato di tanto vedere o di vivere tanto».
La maggior parte di coloro che sono giovani oggi non leggeranno o scriveranno mai quanto ha fatto Bloom durante gli anni. Bloom ha obbedito per parecchio tempo all’ingiunzione di Edgar, a «dire quel che si prova, e non quel che si deve». Quando negli anni Ottanta e Novanta lo studio accademico della letteratura è stato sovrastato da ciò che Bloom definisce la «tempesta dell’ideologia», egli riversò la sua collera sulla Scuola del Risentimento, difendendo l’indipendenza della letteratura creativa e deplorando la sua riduzione allo stato di documentazione sociale.