Fiction
‘451’ propone una rubrica di narrativa inedita all’interno della quale da spazio a racconti, incipit ed estratti di romanzi, incoraggiando, da parte dei nostri lettori, l’invio di un testo di circa 14.000 battute all’e-mail 451@econometrica.it
Scesi dal treno tenendo la valigia con due mani. Sembrava che tutto quello che avevo posseduto se ne stesse lì dentro: la fuga a vent’anni, i lavori malpagati nelle pizzerie, i baci che avevo dato a donne che non ho più rivisto. E adesso tornavo, trascinandola sulla banchina di una stazione di paese. Il mio, con il sudore che aveva iniziato a bagnarmi i vestiti nel momento preciso in cui il treno si era fermato e io avevo aperto lo sportello sbatacchiando la valigia sui gradini che mi separavano dal cemento. La solita luce che aveva abbagliato i ricordi di ogni estate e il caldo che appesantiva la valigia, mentre cercavo di organizzare le emozioni che s’intrecciavano nello stomaco.
Davanti alla strada diritta che si apre sulla piazza della stazione e gli edifici di due piani che si affacciano, fu come arrivare al termine di un viaggio nel tempo. Sembrava che niente fosse davvero cambiato, forse neanch’io ero un uomo diverso dal ragazzo che se n’era andato. E forse per questo tornavo portando con me ogni giorno degli ultimi vent’anni schiacciato in quell’unica valigia.