I filosofi si interessano di questioni ontologiche, questioni riguardanti la natura delle cose. Come gli stati mentali: sono qualcosa di materiale o immateriale? Che cosa sono i numeri: entità astratte, idee, segni sulla carta? E gli atomi? Minuscoli agglomerati di materia (qualunque essa sia) o soltanto un modo utile per riassumere quel che vediamo?
Nel suo vigoroso e stimolante nuovo libro, John Searle indaga sulle modalità di esistenza delle istituzioni umane, in quella che chiama “ontologia sociale”1. Denaro, matrimonio, proprietà privata, università, presidenti, cittadini, banche e aziende: qual è il loro distintivo modo di essere, cosa dà loro luogo? Nello specifico, si tratta di entità oggettive, la cui esistenza non dipende dalla mente umana, oppure sono entità soggettivamente definite, prodotti della psiche individuale? Che cosa è un’istituzione esattamente, qual è la loro natura come tali? Per rispondere a queste domande Searle ricorre a un’analisi di tipo logico, cercando per ogni data istituzione le condizioni necessarie e sufficienti dal punto di vista logico che le permettano di esistere.