In modo curioso la figura centrale nello splendido film Molto rumore per nulla, diretto da Joss Whedon (Buffy l’ammazzavampiri, The Avengers), è la casa in cui gli eventi hanno luogo. Non che la casa – di proprietà di Whedon – sia particolarmente notevole. È una confortevole villona, nell’incontrollato sviluppo urbano di Santa Monica, senza dubbio molto costosa, con le caratteristiche tipiche di queste costruzioni delle periferie urbane americane. Ma questo è il punto: non siamo nella remota Sicilia, in cui Shakespeare ambienta la storia, o nel glorioso technicolor della Toscana, in cui Kenneth Branagh ambientò vent’anni fa l’adattamento del suo mirabile film. Siamo piuttosto su un terreno familiare, e, come per evocare l’ordinaria bardatura della moderna classe medio-alta americana, la camera si dilunga amorevolmente sul banco della cucina e sui bicchieri di vino e sulle pile di piatti e le scale che conducono al gradevole patio e, discretamente nascosti, ai monitor scandagliati dai goffi impiegati della sicurezza (l’intelligente incarnazione di Whedon dei guardiani notturni di Messina).
Tutto di questa familiarità fa sembrare le circostanze che mettono in movimento la storia in Shakespeare e nelle sue fonti particolarmente discordante e strana. Era piuttosto strano cominciare con esse. Shakespeare seguì la sua fonte principale, un racconto del monaco italiano Matteo Bandello, riguardante la permanenza di un mese, come ospiti del governatore di Messina Leonato, di un comandante dell’esercito spagnolo, il Principe Don Pedro di Aragona, e di diversi suoi ufficiali arrivati in città sulla scia di una campagna militare di successo. La difficoltà che tale permanenza inevitabilmente implicherebbe è accresciuta dal fatto che Don Pedro porta con sé il suo disgraziato fratello bastardo, Don Giovanni, che è condannato a una sorta di scomodi arresti domiciliari. La situazione richiede un elaborato esercizio di cortesia: ciascuno sa che non c’è scelta riguardo alla loro accoglienza, ma ciascuno si deve comportare come se fosse testimone di un atto di ospitalità non forzata.