Massimiliano Tortora

Montale classico e inattuale

ROMANO LUPERINI, Montale e l'allegoria moderna, Liguori, pp. 184, € 18,99

LETTERATURA: Massimiliano Tortora recensice il saggio di Romano Luperini, Montale e l’allegoria moderna, in cui l’autore si interroga sul ruolo che oggi riveste la poesia di Montale.

Montale e l’allegoria moderna raccoglie i saggi scritti (e in parte già apparsi su rivista e in volumi collettanei) da Romano Luperini dagli anni Novanta ad oggi. Si tratta di un libro che se da un lato prosegue e approfondisce le linee di ricerche già tracciate dall’autore nelle due precedenti monografie (Montale e l’identità negata e Storia di Montale1), dall’altro ne corregge in alcuni punti l’impostazione, «particolarmente a proposito del rapporto tra classicismo, postsimbolismo e allegorismo»2: così la figura di un Montale tragico (quello delle Occasioni e de La bufera ed altro) trova, in maniera più marcata di quanto avveniva nelle interpretazioni del ’84 e del ’86, il suo contraltare negativo nel registro comico, inclusivo e onnivoro delle ultime raccolte (da Satura, e in maniera ancora più netta dai Diari del ’71 e del ’72, in poi). Raccolte nelle quali qualsiasi prospettiva di trovare un significato ampio e imperituro è recisamente rimossa, così come estromesse sono le condizioni affinché il «bisogno di senso» possa almeno reclamare una sua risposta. Sono invece l’«annientamento ironico e parodico» e l’«affermazione dell’insignificanza generale»3 a imporsi nella tessitura poetica, dando vita ad una pagina scritta in cui i vari segni dispersi non rimandano più ad alcun soprasenso: si impone in sostanza l’«allegoria vuota».

Il libro di Luperini articola i suoi dieci capitoli in una rigida ma comunque interconnessa bipartizione. I primi cinque saggi sono quelli di più ampio respiro, volti a descrivere lo sviluppo e l’evoluzione della poetica montaliana nella sua complessità: emblematici al riguardo sono Per un profilo di Montale e Montale e il canone poetico del Novecento, attenti a seguire il passaggio dal rifiuto del simbolismo (Ossi di seppia), alla dimensione tragica (Occasioni e Bufera), fino all’«allegoria vuota» (Diario del ’71 e del ’72, Quaderno di quattro anni e Altri versi); ma contribuiscono a fornire una fotografia esaustiva di Montale anche Il Leopardi di Montale, e il saggio su Silvio Guarnieri lettore di Montale, centrale (non solo per la sua collocazione: è il quinto dei dieci capitoli) nella costruzione del libro. A questi cinque saggi seguono altrettante letture di specifici testi, in cui quanto asserito nella prima parte trova immediata conferma, anche grazie ad un procedimento di close reading, capace di conciliare l’attenzione ai dati materiali (metrica, retorica, parafrasi; il commento insomma) con l’esigenza di interpretazione: sono Corno inglese e Felicità raggiunta, per gli Ossi, Il balcone e Nuove stanze per le Occasioni, e Schiappino, poesia raccolta in Altri versi, a costituire il banco di prova del momento esegetico.

Abbiamo volutamente tralasciato, in questa sommaria descrizione del volume, il saggio d’apertura, Un classico inattuale, in cui Luperini si interroga sul ruolo che oggi riveste la poesia di Montale. Eppure, a ben vedere, è proprio questo intervento che ricorrendo ad uno stile saggistico diretto, democratico e non accademico sollecita – e per certi aspetti sembra pretendere – una maggiore e più urgente discussione. Sostiene infatti Luperini:

Negli ultimi quindici anni, fra la fine degli anni novanta e oggi, Montale è diventato di colpo un poeta inattuale. Un classico a cui guardare con una riverenza che non esclude un moto di fastidio o una sostanziale indifferenza. La bibliografia critica sulla sua poesia continua a crescere, la filologia ad accanirsi sui dettagli, l’editoria a sfornare epistolari e improbabili opere in versi inedite. Ma il dibattito langue, e nuove interpretazioni critiche complessive scarseggiano. Montale oggi è un oggetto di studio accademico4.

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