Íngrid Betancourt, Non c’è silenzio che non abbia fine. I miei sei anni di prigionia nella giungla colombiana, Milano, Rizzoli, 2010, pp. 717, € 21,00
Marc Gonsalves, Keith Stansell e Tom Howes con Gary Brozek, Prigionieri delle FARC. 1967 giorni nella giungla della Colombia, Milano, Mursia, 2010, pp. 582, € 22,00
Clara Rojas, Prigioniera, Sei anni ostaggio delle FARC con Íngrid Betancourt, Milano, Cairo, 2010, pp. 238, € 15,00
A metà della vicenda descritta nel suo straziante memoriale Non c’è silenzio che non abbia fine. I miei sei anni di prigionia nella giungla colombiana1, Íngrid Betancourt, la nota esponente politica colombiana che è stata ostaggio delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) per tre anni e mezzo, riesce a evadere dall’accampamento nella giungla dove era tenuta prigioniera; con lei fugge il suo compagno di prigionia (e forse, per un certo tempo, amante) Luis Eladio “Lucho” Pérez. I due si trovano in mezzo alla foresta pluviale amazzonica, sperduti, affamati, terrorizzati. Sono trascinati a valle da un fiume e si tengono a galla con le borracce vuote; sopravvivono mangiando pesci crudi che pescano con i pochi ami che sono riusciti a rubare nel campo di prigionia; tentano con la forza della disperazione di ripararsi dal freddo delle ore notturne che penetra attraverso i loro fradici indumenti. Lucho, che è diabetico ed è stato privato delle sue medicine dai rapitori, rischia di cadere in coma e di morire.