Quando Pietro da Morrone vide i tre messi della Curia romana salire al suo eremo probabilmente immaginò quale ne fosse il motivo. La diversità fra gli abiti loro e la semplicità dei suoi raccontava da sé il percorso compiuto da un uomo che avendo conosciuto due differenti mondi ne aveva scelto, con tenacia e con piena consapevolezza delle differenze, uno. La solitudine, il rifiuto di ogni ornamento che potesse distrarlo dalla sua scelta di ascesi estrema, di meditazione, probabilmente di contemplazione del creato da un supporto così scomodo ma di così ampia veduta. Questa sua scelta era venuta prima di avere conosciuto la Curia romana e fu ripresa dopo. Si era recato per un periodo a studiare presso il Laterano per prendere i voti sacerdotali. Al momento in cui i tre messi si stavano recando al suo eremo egli aveva già sperimentato più profondamente il mondo anche fuori della Curia romana in un lungo viaggio a piedi fino in Francia per impedire che il suo ordine monastico fosse sciolto nel concilio di Lione nel 1273. Aveva avuto successo in quel caso perché la sua fama di eremita in tutto il mondo cristiano si accompagnava a quella di santità. Nel momento in cui uno stallo politico che contrapponeva i cardinali legati alla fazione dei Colonna e gli altri, che non volevano sostenere i loro candidati al soglio papale, aveva condotto ad una vacanza di oltre due anni nello stesso soglio, Pietro si sentì in dovere, proprio per il credito che aveva intuito grande in tutto il mondo nel viaggio in Francia, di inviare una comunicazione in cui prefigurava “grandi castighi” se il sacro collegio non avesse provveduto a scegliere subito il proprio pastore. Era un mondo in cui per avere certificazione di autenticità e diritto vi era spesso necessità di un avallo papale anche per il potere politico più forte e protervo.
Era un mondo dominato dalla violenza, dall’intrigo, dall’arroganza del potere e dalla miseria di gran parte della popolazione. Probabilmente ciò costringeva gli spiriti più sensibili, forse anche più nobili (i quali spesso avevano sperimentato e praticato quella violenza e quella arroganza del più forte e ne erano usciti con disgusto e desiderio di rinuncia), a ritirarsi dalla vita secolare per avvicinare quel sentire che dal coacervo di questa tempesta di stimoli e forze in lotta era messo totalmente a tacere. Quel sentire che era per tradizione vicino all’esperienza religiosa in generale e in specifico all’esperienza di colui che diede un nome preciso a quel sentire. Il suo nome. I movimenti che nel duecento si rifacevano all’origine dell’esperienza mistica di Cristo erano numerosi e potenzialmente molto destabilizzanti per un potere politico che rappresentava ovunque le ragioni dei più forti e dei più arroganti. È probabilmente con tale preoccupazione e forse anche con la convinzione che proprio quei movimenti rappresentassero la più degna tradizione della esperienza di quel Cristo che tutti li nominava, che era stata avviata l’opera di ricondurre questi movimenti al di sotto di una gerarchia che rendendosi elastica all’occorrenza si rendeva anche comprensiva e includente. E duratura nel tempo.
Ma lui aveva inviato al cardinale Latino Malabranca la sua profezia e da questo atto, compiuto per senso di responsabilità verso la sua fama di santità, capì cosa stavano venendo a dirgli i tre messi. Sarebbe stato lui il nuovo papa. Era il 1294. In quello stesso anno Pietro da Morrone viene incoronato papa nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio. La stessa Basilica in cui aveva trovato rifugio l’eremita nel 1275 e in cui aveva incontrato in sogno la Vergine Maria. La chiesa che precedette la costruzione nello stesso Collemaggio della grandiosa Basilica aveva nome Santa Maria dell’Assunzione. Ma in quel sogno Pietro concordò con la Vergine di costruire sullo stesso luogo una nuova maestosa basilica. Il progetto prese così vita e condusse alla costruzione, e consacrazione il 25 agosto del 1288, della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Voluta dal futuro Celestino V essa divenne l’unico luogo fuori Roma che abbia visto l’incoronazione di un Papa. Proprio lì, in quella chiesa voluta attraverso di lui dalla Vergine, egli volle essere incoronato Papa nel momento in cui accettò la decisione del conclave che i tre messi gli comunicarono. Il duecento era un secolo in cui violenza e intrighi politici avevano avuto tanta rilevanza da costringere sensibilità come quella di Pietro a fuggire il mondo civilizzato.