Fa piacere pensare che nel 1936 la redazione della rivista ‘Fortune’ avesse abbastanza a cuore la dura vita dei fittavoli della Cintura del Cotone del Sud degli Stati Uniti, da mandare un giornalista e un fotografo in Alabama per scrivere un pezzo su di loro. La spiegazione di questo fatto è che la rivista stava attraversando un periodo strano. Henry Luce, che aveva fondato ‘Fortune’ come rivista economica rivolta a tycoon e miliardari, si era da poco accorto della Depressione. La nozione allora molto diffusa che il capitalismo “avanti a tutta forza” del libero mercato non avesse sempre funzionato, aveva cominciato a penetrare nella sua testa.
Lo staff giornalistico di ‘Fortune’ all’epoca includeva diversi scrittori di sinistra, come Dwight Macdonald, che per un periodo si era dichiarato trotzkista e che imitava anche il look di Trotskj, fino a portare occhiali rotondi e il pizzetto. Alcuni scrittori della rivista si crogiolavano in una costante rivolta di basso profilo contro il capitalismo, la grande economia, il giornalismo influenzato dalle grandi aziende e contro Luce, il loro capo. James Agee, ventiseienne, da quattro anni uscito da Harvard, capeggiava quella lista sia per i suoi atteggiamenti di rivolta che per il talento nel suo lavoro. Veniva dal Tennesse. Un pezzo su ‘Fortune’ che fece sull’Autorità della Tennessee Valley fu uno dei migliori che la rivista avesse mai pubblicato, secondo il parere dello stesso Luce. Il comitato di redazione scelse Agee come il giornalismo più adatto per raccontare la storia dei fittavoli. Ad accompagnarlo mandarono il fotografo Walker Evans, che probabilmente Agee chiese espressamente. Non voleva lavorare con Margaret Bourke White, una famosa fotografa di ‘Fortune’, che, credeva Agee, sosteneva tutto ciò che lui disprezzava.
Evans aveva trentadue anni. I giovani scesero dagli uffici di ‘Fortune’ nei piani alti dell’allora nuovo grattacielo Chrysler, stivarono la considerevole attrezzatura fotografica nella macchina e guidarono verso sud ovest, arrivando infine in una parte dell’Alabama rurale che era, sotto molti punti di vista, il posto più lontano possibile in America da quello da cui erano partiti. Trovarono alcuni fittavoli (più precisamente due fittavoli e un mezzadro), rimasero con la famiglia di uno di loro per circa un mese (Agee rimase con loro più di quanto non fece Evans, che preferì un hotel in una città vicina), e tornarono separatamente a New York. Agee raccontò l’esperienza in un pezzo di circa 30.000 parole e lo consegnò. ‘Fortune’ si rifiutò di pubblicarlo. La lunghezza dell’articolo potrebbe essere stata una delle ragioni, insieme alla riluttanza di Agee a riscriverlo. Infatti, nel momento in cui Agee tornò dall’Alabama, la breve moda di sinistra di ‘Fortune’ era passata.
Ora, settantasette anni dopo che è stato scritto il pezzo sui fittavoli, è uscito come libro breve. Il manoscritto rimase perduto per anni e precedenti libri su questa materia che riguarda Agee erano stati in grado solo di fare cogetture su di esso. Recentemente, una delle figlie di Agee lo ha trovato mentre rovistava tra le sue carte. La ragione principale per pubblicarlo è, naturalmente, la sua correlazione con Sia lode ora a uomini di fama, il lavoro molto più lungo che Agee scrisse successivamente su quell’esperienza. Dopo che Luce gli ebbe riconsegnato l’articolo originale, Agee spese anni a riaggiornare quel materiale in Sia lode ora a uomini di fama che apparve nel 1941. Fu poco notato all’epoca ma divenne un successo nel 1960 quando venne ripubblicato.