Stephen Kinzer

Turchia trionfante?

da ''The New York Review of Books''

L’articolo è apparso all’inizio di novembre 2011. Nonostante alcuni degli eventi di cui si parla si siano evoluti ci è parso che l’analisi fatta nell’articolo lo rendesse comunque attuale.

Mirela Bogdani, Turkey and the Dilemma of EU Accession: When Religion Meets Politics, New York, I.B. Tauris, 2010, pp. 228, $ 92.00; $ 28.00

Banu Eligur, The Mobilization of Political Islam in Turkey, Cambridge, Cambridge University Press, 2010, pp. 317, $ 85.00

Carter Vaughn Findley, Turkey, Islam, Nationalism, and Modernity: A History, 1789-2007, New Heaven, Yale University Press, 2010, pp. 527, $ 40.00; $ 30.00

Amy Mills, Streets of Memory: Landscape, Tolerance, and National Identity in Istanbul, Athens, University of Georgia Press, 2010, pp. 288, $ 64.95; $ 24.95


Sullo sfondo delle sanguinose rivolte del mondo arabo, le elezioni generali di giugno in Turchia sono sembrate un trionfo di democrazia. I candidati al parlamento erano sia laici sia religiosi, filomilitari e antimilitari, favorevoli ai diritti del popolo curdo e contrari. Su cinquanta milioni di aventi diritto al voto, l’87 per cento si è presentato alle urne. Non si sono avuti incidenti gravi. Lo spoglio si è svolto velocemente e regolarmente.

Il risultato è stato la netta vittoria del primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Il suo partito, Giustizia e Sviluppo, non è riuscito a ottenere la schiacciante maggioranza in parlamento che gli avrebbe permesso di promulgare quasi per decreto la tanto attesa nuova costituzione del paese. In ogni caso, ha ottenuto più voti di tutti gli altri partiti messi insieme, vincendo la terza elezione di seguito e facendo di Erdogan, al terzo mandato consecutivo, il leader turco più potente da più di mezzo secolo. Ora egli gode di più potere di qualunque altro statista turco dai tempi di Kemal Atatürk, il fondatore della Repubblica nel 1923.

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