Fico, il frutto. Prende il nome botanico di Ficus carica, è un albero frutto originario dell’Asia occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell’area mediterranea, dalla Spagna alla Turchia e al Portogallo. In Italia lo si trova soprattutto in Puglia, Campania e Calabria, ma è presente anche in altre regioni. Centinaia le diverse varietà di questi frutti. La più comune è la “Ficus carica”, dalle molteplici dimensioni e colori, dal giallo al nero.
Per la facilità della sua riproduzione, sembra sia stata la prima pianta coltivata dall’uomo, undicimila anni fa nella zona della Mezzaluna fertile. Molto noto ai popoli dell’antichità, nell’Antico Testamento il fico, insieme con la vite, era simbolo di fertilità e vita gioiosa. Ai tempi della Grecia classica i frutti di quest’albero venivano considerati «degni di nutrire oratori e filosofi», Platone era ghiottissimo di quelli secchi, e se un bambino soffriva di balbuzie veniva portato sotto un fico per cercare di facilitargli la parola. Frutti già considerati afrodisiaci dagli ellenici, anche nella Scuola Medica Salernitana: «veneremque vocat, sed cuilibet obstat» («provoca lo stimolo venereo anche a chi vi si oppone»). La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli.
Da sempre il fico ha proprietà notevoli: ricco di zucchero, minerali e vitamine, sono facilmente digeribili e possono essere consumati freschi o secchi. La ricchezza inoltre del frutto sta nei minerali presenti, che sono rappresentati dal calcio, potassio, ferro, sodio e dal fosforo, mentre le vitamine sono rappresentate dalla A, B6, C e la PP. È grazie alla presenza di queste sostanze che ai fichi vengono riconosciute buone proprietà terapeutiche e nutritive riconosciute ed apprezzate fin dall’antichità.
Insomma una ricchezza della natura che non va sprecata. Ma se andiamo su Wikipedia, alla parola fico, oltre alle proprietà del frutto, troviamo la seguente frase: «Parco agroalimentare in via di costruzione per il 2015 a Bologna»[1]. Ed è esattamente qui che volevo arrivare. Se è vero che il fico non è un vero e proprio frutto, ma un ricettacolo della pianta contenente al suo interno dei granellini che rappresentano i veri frutti, F.I.CO non è quello che tutti, o molti, pensano.
Fico, il parco dunque. In tanti mi chiedono se c’è un collegamento fra la lotta allo spreco promossa da Last Minute Market e il progetto di costituire un parco tematico presso il Centro agroalimentare di Bologna, la cosiddetta Fabbrica Italiana Contadina, centro che si trova accanto all’ex Facoltà di Agraria, ora sede dei Dipartimenti di Scienze agrarie e Scienze e tecnologie agroalimentari[2]. Sì, il legame c’è ed è anche molto stretto, così come non è casuale che il progetto di una “fabbrica” dell’alimentazione nasca proprio a Bologna, la dotta e la grassa. Ma per capire meglio bisogna andare un po’ indietro nel tempo e nella storia. In sintesi e in ordine cronologico gli ingredienti, è proprio il caso di dire, sono questi.
La fama gastronomica di Bologna è strettamente legata all’Università, una storia di oltre 900 anni. Lo Studium rende Bologna “dotta” perché “grassa”: solo l’abbondanza alimentare e l’organizzazione dell’approvvigionamento ha consentito di nutrire una popolazione studentesca sempre in crescita. Ma anche “grassa” perché “dotta”: studenti e professori hanno continuamente arricchito la città di altre culture alimentari, e quando sono tornati a casa portano con sé la gastronomia bolognese. Una doppia circolazione, un import-export, un ponte colturale e culturale che ha alimentato il mito di Bologna. La grassa dunque nel senso di abbondante, florida, città del benessere e del buon cibo. Insomma l’idea di proporre una vera e propria cittadella della buona alimentazione che fa star bene, modernamente diremmo un parco tematico agro-alimentare, non poteva che nascere qui. Un’identità alimentare, quella di Bologna, che fin dagli inizi è stata capitale del mondo: è così dovrà essere per la Fabbrica Italiana Contadina, che rappresenta l’apice di questa straordinaria storia.