Jed S. Rakoff

Farla franca anche con un omicidio

da ''The New York Review of Books''

Corporate Crime and Punishment: The Crisis of Underenforcement
by John C. Coffee Jr.
Berrett-Koehler, 198 pp., $34.95


Bisogna perseguire i dirigenti per i crimini che commettono per conto delle loro aziende?

Il diritto penale e la sua applicazione sono notoriamente ipocriti. È già abbastanza ironico che, come scrisse Anatole France nel 1894, “la legge, nella sua pomposa professione di uguaglianza, proibisca ai ricchi come ai poveri di dormire sotto i ponti, mendicare per le strade e rubare pagnotte”. Ma anche oggi, nonostante sia passato un secolo, la pretesa uguaglianza di fronte alla legge ha significato solo a parole. Per esemplificare questo assunto si potrebbe dire che oggi, mentre gli Stati Uniti mandano in prigione centinaia di migliaia di poveri ogni anno, i dirigenti aziendali di alto livello, con solo qualche rara eccezione, sono diventati effettivamente immuni da qualsiasi azione penale significativa per i crimini commessi per conto delle loro aziende.

In alcuni casi questi dirigenti sono letteralmente riusciti a farla franca con l’omicidio, almeno secondo ciò che scrive John C. Coffee Jr. nel suo nuovo libro, ‘Crimini aziendali e pene: la crisi della sotto-applicazione’. Coffee, professore alla Columbia Law School, che è ampiamente considerato uno dei massimi esperti statunitensi sia sulla criminalità dei colletti bianchi che sul diritto societario e dei titoli, sostiene che la costante diminuzione dei procedimenti giudiziari contro i dirigenti aziendali di alto livello ha raggiunto nuovi minimi negli ultimi 12 anni, anche se i crimini di cui sono responsabili questi dirigenti sono diventati, semmai, più eclatanti.

John C. Coffee Jr.
John C. Coffee Jr.

A riprova di ciò Coffee offre, tra gli altri, i seguenti esempi. Già nel 2007 il governo americano aveva riconosciuto che Purdue Pharma, il produttore di OxyContin, aveva alimentato la crisi legata agli oppioidi promuovendo in modo aggressivo e illegale un uso eccessivo e diffuso del farmaco, cosa che alla fine aveva portato a conseguenze letali. Ma anche se il governo ha poi ritenuto tre dei dirigenti di Purdue responsabili per questa cattiva condotta, con un accordo stragiudiziale è stato concesso loro di dichiararsi colpevoli di reati minori (che non prevedevano la detenzione in carcere) e la società è stata multata per 600 milioni di dollari, che è una piccola frazione dei profitti che la società aveva fatto con l’OxyContin. Il 21 ottobre 2020, a ulteriore conferma del punto di Coffee, la Purdue si è dichiarata colpevole di tre ulteriori crimini, ma nessun individuo è stato incriminato. E, anche se il governo aveva annunciato con molto clamore che la Purdue aveva accettato un’ulteriore multa di oltre 8 miliardi di dollari, questa è risultata una farsa, dal momento che poi il governo ha accettato di “rinunciare” al pagamento degli otto miliardi accettando il solo pagamento dei 225 milioni di dollari della multa concordata.

Nel 2015 la General Motors ha stipulato un accordo di azione penale differita con il Dipartimento di Giustizia (DOJ) per la sua responsabilità nell’aver nascosto alle autorità di controllo del mercato la dotazione in oltre 30 milioni di auto di un interruttore di messa in moto difettoso che faceva a volte spegnere il motore mentre l’auto era in marcia. L’interruttore difettoso aveva provocato numerose morti documentate. Tuttavia, sebbene il governo avesse affermato che vari dirigenti di GM fossero a conoscenza del difetto già da molti anni prima della sua denuncia pubblica, nessuno è stato poi perseguito per questo reato.

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