Giorgio Celli ci parla questa volta della città e di tuttt ele varietà di piante e animali (graditi o meno) che si possono trovare fra le mura domestiche, nei cieli o sottosuolo. Ricordandoci che anche la città è un ecosistema.
Non è forse del tutto esatto definire la città come un ecosistema artificiale, perché gli alberi e gli animali convivono più o meno felicemente con gli edifici, e, se il biotopo di un ecosistema naturale costituisce la sua parte inorganica, per esempio, l’acqua di uno stagno, l’asfalto, il cemento armato e i mattoni possono venir considerati come la parte inorganica dell’ecosistema urbano. L’uomo in città è la specie più visibile, ma non è detto che la sua popolazione sia la più numericamente rappresentata. I ratti, i topi e le blatte, per dir solo di loro, formano dei contingenti demografici imponenti, e sono le loro abitudini umbratili e furtive a sottrarli alla vista, anche se risultano spesso, come si è detto, delle immense moltitudini. Il clima dell’ecosistema urbano differisce da quello dell’ambiente circostante perché gli edifici tendono a trattenere il calore, l’aria condizionata spinge le temperature delle abitazioni all’esterno, le pareti di vetro dei grattacieli fanno rimbalzare la luce, e quindi il calore, di edificio in edificio e il risultato è che il livello termico di una città è più elevato di 2, 3 gradi, e forse più, di quello delle campagne circostanti.